Vessata, bistrattata e offesa costantemente dal figlio nullafacente che, fra l’altro, le chiedeva spesso denaro, una donna castellammarese non ce l’ha più fatta e avrebbe chiesto a un conoscente di intervenire, anche in maniera drastica. L’uomo, di fronte alla particolare e cruda richiesta, pervenuta più volte, ha allertato le forze dell’ordine. Il telefono della donna, invalida al 100%, è così finito sotto intercettazione e così la 73enne è stata indagato per tentato omicidio.
Domani, dinanzi al GUP di Trapani, Giancarlo Caruso, si aprirà l’udienza preliminare. Con la castellammarese è imputato, per tentato omicidio in concorso, anche un alcamese di 53 anni, la seconda persona che sarebbe stata contattata per mettere a segno l’omicidio. La difesa della donna, affidata agli avvocati Vito Coppola e Domenico Grassa, potrebbe puntare sulle attenuanti e sul fatto che nemmeno dalle intercettazioni verrebbero fuori condotte che avrebbero effettivamente avviato le procedure per mettere a segno il reato. Tesi diversa sarà invece battuta dal difensore del 53enne alcamese, l’avvocato Mario Sanacore.
Secondo la procura la 73enne castellammarese avrebbe promesso denaro al sicario informandolo anche, per far fuori il figlio convivente di 52 anni, su orari e abitudini di quest’ultimo. Secondo gli inquirenti la donna avrebbe anche fornito all’alcamese le modalità con cui l’omicidio sarebbe dovuto avvenire in base alla corporatura del figlio. Indicazioni che la 73enne avrebbe fornito più volte sia al castellammarese che più volte ha rifiutato che all’alcamese finto adesso sotto processo e fermato, secondo l’accusa, soltanto grazie alle indagini avviate dalla polizia e che hanno portato pure alle perquisizioni, nel dicembre scorso, delle abitazioni dei due imputati.