Pizzolungo, Cassazione conferma 30 anni per Galatolo. Innesco da mano alcamese

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La corte di cassazione ha rigettato il ricorso presentato dai legali di Vincenzo Galatolo, il boss palermitano accusato della strage di Pizzolungo. La condanna a 30 anni è quindi divenuta definitiva. “E’ importante la condanna di Galatolo – ha detto al Giornale di Sicilia Margherita Asta, figlia e sorella delle vittime di quella strage – perché collega dal punto di vista giudiziario la strage di Pizzolungo a quella che era la strategia della mafia di quei tempi. Finalmente si inizia a svelare quello che i giudici dissero, quando condannarono Antonio Madonia, della forza della mafia che sta nella collusione con settori importanti dello Stato. Quindi questo potrebbe essere un tassello in grado, mi auguro, di aprire poi altro mi auguro”.

Al boss palermitano il 5 aprile del 2022 era stata confermata in secondo grado la condanna a 30 anni di reclusione in quanto ritenuto tra i mandanti dell’attentato che Cosa nostra organizzò per uccidere il magistrato Carlo Palermo a Pizzolungo e che invece, quel tragico 2 aprile 1985, tolse la vita a Barbara Rizzo e ai suoi due figli gemelli. Il 13 novembre del 2020, 35 anni dopo quella strage, Galatolo venne condannato in primo grado. Ad accusarlo anche la figlia Giovanna, divenuta collaboratrice di giustizia.  L’attentato di Pizzolungo per i giudici fu pianificato proprio nell’abitazione di Galatolo, in una casa divenuta «sala operativa» di Cosa nostra. A premere il tasto per la terribile esplosione sarebbe stato l’alcamese Nino Melodia. Venne utilizzata un’auto imbottita di tritolo, ferma su una curva della strada che collega Pizzolungo a Trapani. Al passaggio della blindata del giudice Palermo, la potente deflagrazione che prese in pieno la vettura sulla quale si trovavano Barbara Rizzo, ed i suoi figli gemelli, Salvatore e Giuseppe. La donna li stava portando a scuola. Vennero dilaniati dal tritolo mafioso probabilmente innescato da un boss alcamese.