Strage di AlkaMar, quel volantino delle BR era originale. Lo disse il direttore del Servizio di Sicurezza dell’Interno

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Quel volantino pervenuto tre giorni dopo la strage della casermetta di Alcamo Marina, firmato dalle Brigate Rosse e che parlava dei fatti di San Vittore e della strage in cui persero la vita i carabinieri Apuzzo e Falcetta, sarebbe veritiero o comunque sarebbe compatibile con quelli originali dei brigatisti.  Un volantino datato 30 gennaio 1976 e trasmesso poi a Trapani, dalla questura di Torino, il 4 febbraio successivo. Sull’originalità di quello scritto si espresse all’epoca Emilio Santillo, il direttore del servizio di sicurezza del ministero dell’Interno il cui nucleo siciliano aveva dichiarato che Giuseppe Vesco, il personaggio centrale di quella misteriosa strage, risultasse sconosciuto ai loro archivi. Santillo, però, in quel confronto con il giudice Gallucci riportato nel verbale di sommarie informazioni datato 3 giugno del 1977, sostenne che il volantino delle Brigate Rosse consegnatogli “appare autentico e genuino sulla base delle esperienze del mio ufficio”. Un movente politico, quindi, che potrebbe esserci stato ma che venne subito archiviato nonostante quelli fossero gli anni di piombo in cui, in Italia, imperversava il terrorismo.

Decine di anni dopo, nel corso del processo di revisione per la condanna all’ergastolo di Giuseppe Gulotta conclusosi nel 2012 con l’assoluzione del tribunale di Reggio Calabria, l’avvocato Francesco Lauria riferì di essere a conoscenza di alcune lettere di Vesco, che erano agli atti del processo, con il noto brigatista Renato Curcio. Ma Giuseppe Vesco era davvero intenzionato ad entrare a pieno titolo nella lotta armata? O era soltanto un giovane messo appositamente all’avanguardia per coprire qualcun altro? Qualche nome più noto? Qualche ideologia politica? Brigate Rosse che scrivono quindi della strage di Alcamo Marina avvenuta, guarda caso, qualche ora prima del passaggio dalla frazione balneare alcamese di Giorgio Almirante, leader dell’MSI e nemico numero uno dei brigatisti rossi. È questa soltanto una delle decine di coincidenze e dei tantissimi misteri che ancora oggi, dopo quasi mezzo secolo, avvolgono la strage di Alkamar e la morte di due servitori dello Stato, il carabiniere campano Carmine Apuzzo, appena ventenne, e il 37enne castelvetranese Salvatore Falcetta. Negli ultimi anni un paio di dossier sarebbero stati trasmessi, da privati, alla procura di Trapani e un investigatore ha provato a mettere tutto insieme. Non è però dato sapere se davvero le indagini di un eccidio senza colpevoli siano state riaperte.