‘Sorella sanità’, condanne pesanti per Candela e Damiani. Un solo assolto

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Condanne pesanti in primo grado, anche se le richieste dei pm erano state più severe, per funzionari pubblici e imprenditori coinvolti nell’inchiesta ‘Sorella Sanità’. Le indagini della guardia di finanza, avevano portato, il 21 maggio del 2020, a diverse misure cautelari nell’ambito di un vasto giro di mazzette per forniture nella sanità pubblica. Attraverso intercettazioni e pedinamenti erano venuti a galla i presunti accordi illeciti tra diversi imprenditori, disposti a pagare e fare regali pur di aggiudicarsi le gare, e funzionari pubblici.

Ieri, nel tardo pomeriggio, il gup del tribunale di Palermo, Clelia Maltese, ha condannato in primo grado sette degli imputati nell’inchiesta denominata “Sorella Sanità” sulle tangenti negli appalti nella sanità pubblica. Un solo indagato è stato assolto, Angelo Montisanti, responsabile operativo per la Sicilia della società Siram. Condannati anche i due manager della sanità. Sei anni e 8 mesi ad Antonio Candela, ex direttore generale dell’Asp di Palermo e, prima dell’arresto, responsabile della Cabina di regia regionale per il contrasto al Covid; sei anni e 6 mesi a Fabio Damiani, manager dell’Asp di Trapani dal novembre 2018 e prima responsabile della Centrale unica di committenza degli appalti nella sanità. Condannato anche il faccendiere di quest’ultimo, Salvatore Manganao, a 4 anni e 4 mesi.

A Damiani e Manganaro è stata riconosciuta l’attenuante per avere collaborato con la magistratura. Sentenza più pesante, 7 anni e due mesi, per Francesco Zanzi, amministratore delegato della Tecnologie Sanitarie spa; più di un anno in meno al suo responsabile operativo Roberto Satta. Condannati anche a cinque anni e 8 mesi il “faccendiere” Giuseppe Taibbi e S. N., presidente del consiglio di amministrazione di Pfe spa. Precedentemente l’imprenditore milanese Ivan Turola, della FERCO srl, aveva patteggiato una pena a 4 anni e mezzo.