Sono trascorsi quasi dieci anni da quando i militari della Guardia di Finanza, durante una perquisizione nella sede di una cooperativa controllata, secondo l’accusa, dall’ex senatore Nino Papania, trovarono in un armadio documenti ritenuti riservati e relativi soprattutto a procedimenti penali e indagini in corso. L’ex parlamentare alcamese e un tenente dei carabinieri attualmente in servizio a Partinico vennero rinviati giudizio nell’ottobre del 2020. Il processo, qualche tempo dopo, prese il via al tribunale di Caltanissetta e martedì scorso ha celebrato l’ennesima udienza e fissata, la prossima, per il 17 di giugno. Un cammino a passo di lumaca, come tanti processi in Italia. I reati intanto vanno in prescrizione ma gli avvocati Vito Di Graziano e Saro Lauria andranno avanti per l’assoluzione. “Vogliamo l’assoluzione perché siamo certi dalla verità delle cose – ha detto illegale di Nino Papania, l’avvocato Di Graziano; – Non ci interessa ottenere la prescrizione”.
L indagini all’epoca partirono dalle elezioni amministrative del 2012 per le quali l’ex senatore fini due volte sotto processo per voto di scambio e venne assolto in entrambi i casi. Resta pendente il processo di Caltanissetta per il quale l’ex senatore e il tenente dei carabinieri sono accusati di accesso abusivo ad un sistema informatico, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio. L’ex parlamentare alcamese, adesso in carcere al Pagliarelli e in attesa di processo per voto di scambio politico-mafioso, sulla vicenda dei documenti contenuti nel suo armadio si è sempre dichiarato innocente, sostenendo che si trattava di verbali acquisiti regolarmente dalla cancelleria del Tribunale di Trapani e di esposti che ogni tanto gli arrivavano. La tesi, però, non ha convinse il gup di Caltanissetta. Fra i documenti sequestrati negli uffici della coop Futura 2000 c’era anche un piccolo dossier sull’avvocato Roberto De Mari, marito del Pm Rossana Penna, titolare delle indagini su Papania, che in una lettera scrisse di “gravi intrusioni e interferenze illecite degli indagati nell’esercizio delle funzioni come pure nella vita privata della sottoscritta”.