Recluso in Abruzzo. Ergastolano vicino a Matteo Messina Denaro lascia il carcere

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“Autorizzato  dal Tribunale della libertà dell’Aquila e dal Comune di Sulmona   a lasciare  il carcere  l’ergastolano Leonardo  Ciaccio di Castelvetrano, ritenuto l’uomo di Cosa Nostra più vicino a Matteo Messina Denaro, il supercarcere dell’Aquila, dove lo scorso settembre è morto Matteo Messina Denaro. Potrà infatti lavorare come volontario nella Biblioteca museale di Sulmona, dopo “la buona condotta tenuta durante la detenzione”. La  notizia sta creando un certo allarme a Sulmona, città famosa nel mondo per i confetti,  “considerata la caratura del personaggio e i precedenti.  Il territorio della Marsica, nel cuore dell’Abruzzo, è stato al centro di un grande giro di riciclaggio del tesoro dell’ ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino e della banda della Magliana. Spiega infine l’articolo pubblicato sulla Stampa  che: ”Ciaccio è ritenuto il vero braccio destro di Messina Denaro, al punto da essere considerato uno dei pochi ad avere raccolto le confidenze del boss. Inoltre, dopo la condanna per omicidio, associazione mafiosa e un’altra sfilza di reati legati al traffico di droga, non si è mai pentito”.

Ciaccio, anche lui appartenente al mandamento di Castelvetrano, tra le condanne annovera anche quella al carcere a vita inflittagli dalla Cassazione nel febbraio 2004 al termine del maxi-processo alla mafia trapanese denominato ‘Omega’ che si concluse con 30 ergastoli. Leonardo Ciaccio, mafioso, omicida, mai pentito ne’ dissociato. Colui che aveva nella propria rubrica telefonica il numero del boss di Castelvetrano, finisce nel polo museale di Sulmona. Un provvedimento contro cui si è opposta la procura generale della Corte d’Appello dell’Aquila. Alla Cassazione è stato chiesto di annullare l’ordinanza emessa dal Tribunale della Libertà del capoluogo abruzzese. Nel proprio ricorso, la procura generale mette in risalto come il detenuto, in passato, non sia mai riuscito ad ottenere un permesso premio. Ora, invece, a Ciaccio sarà concessa la semilibertà. A supporto della tesi che Ciaccio non può uscire dal carcere, ci sono le annotazioni della Dna, dove non si esclude l’attuale collegamento tra l’ergastolano con la criminalità organizzata. A “premiarlo”, nonostante la sua statura criminale, è la buona condotta in carcere. Tra buona condotta e pentimenti lasciano le patrie galere criminali come Giovanni Brusca mentre il governo Meloni lavora sempre più solo nella direzione di mettere il bavaglio ai giornalisti con provvedimenti liberticidi.