‘Pionica’, sequestro beni al calatafimese Scandariato. DIA sequestra un milione

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Beni per oltre un milione di euro sono stati sequestrati al calatafimese Girolamo Scandariato imprenditore agricolo, già condannato in via definitiva a dieci anni di reclusione, pure per mafia, nell’ambito del processo Pionica. L’uomo è ritenuto organico alla famiglia mafiosa del comune belicino di Vita. Gli agenti della Dia, questa mattina, su disposizione della sezione misure di prevenzione del tribunale di Trapani, hanno apposto i sigilli a beni mobili, immobili e partecipazioni societarie facenti parte del patrimonio ascrivibile all’imprenditore. L’omo è coinvolto, insieme ad altri, nel procedimento penale scaturito dall’operazione “Pionica” che ha riguardato le famiglie mafiose operanti nei comuni di Salemi e Vita, e che ha portato nel 2018 a numerose misure cautelari. Il decreto di sequestro di beni ai danni dell’imprenditore 55enne, emesso a seguito di una proposta a firma congiunta del direttore della Dia e del Procuratore della Repubblica di Palermo, è stato adottato sulla scorta di articolate indagini patrimoniali, svolte dalla Sezione Operativa della Direzione Investigativa Antimafia di Trapani,  che hanno  dimostrato la notevole sproporzione tra il patrimonio effettivamente riconducibile all’imprenditore calatafimese e i redditi effettivamente dichiarati, per un valore complessivo. Una sproporzione di circa un milione di euro, esattamente l’’ammontare del sequestro messo a segno dalla DIA. L’operazione Pionica prese il nome da una contrada di Santa Ninfa dove opera un’azienda appartenuta alla salemitana Giuseppa Salvo. Secondo l’accusa alcuni dei condannati avrebbero prima scoraggiato i possibili acquirenti dell’azienda e poi consentito di comprala alcamese Roberto Nicastri, fratello di Vito, il re dell’eolico, e di rivenderla all’azienda Vieffe. I fratelli alcamesi Vito e Roberto Nicastri e l’agronomo Melchiorre Leone vennero poi assolti con formula piena.