Due ex sindaci, Nicolò Ferrara e Vito Sciortino, uno indagato e l’altro sotto processo e un terzo che, ricevuto un avviso di garanzia, si dimise dalla carica. Sulla posizione di quest’ultimo, Antonino Accardo, non ci sono più notizie dalla Procura. Pare che tutto sia stato archiviato. Due inchieste antimafia, ‘Phimes’ e Ruina’, che hanno sconvolto la serenità della cittadina di Calatafimi/Segesta, anche della sua vita politica e di quella amministrativa. Entrambi i processi dovrebbero arrivare a sentenza fra la fine dell’anno in corso e i primissimi mesi del 2025. Sia nell’uno che nell’altro caso stanno per terminare le audizioni dei testi. Dopo l’estate requisitorie con richieste di pene e arringhe da parte degli avvocati difensori.
L’operazione Phimes venne messa a segno dai carabinieri della compagnia di Alcamo nel febbraio del 2020. Al centro delle indagini il monopolio del parcheggio privato che serviva l’area archeologica di Segesta e il patto corruttivo tra l’imprenditore edile originario di Vita, Francesco Isca, al quale vennero poi sequestrati beni milionari, e l’ex vice-comandante della polizia municipale, Salvatore Craparotta. Otto i rinviati a giudizio, oltre a Craparotta e Isca, anche la figlia del primo, Giusy Maria, l’ex sindaco Vito Sciortino, esponente del PD, Giuseppe Ferrara figlio di Nicolò, anche questi ex primo cittadino coinvolto in altre vicende giudiziarie nel 2014, l’ex comandante della polizia municipale Collura, i vigili urbani Vito e Leonardo Accardo.
Anche il processo ‘Ruina’, dopo un periodo di grande lentezza, sta adesso procedendo con maggiore velocità. Si tratta di una vasta indagine antimafia messa a segno dalla squadra Mobile nel dicembre del 2020, a poca distanza dall’indagine ‘Phimes’. Il procedimento, che ha provato a far luce sulla ricostruzione dei vertici della famiglia mafiosa locale, ha già portato a due sentenze, primo grado e appello, per gli imputati che avevano scelto l’abbreviato. Fra questi, in secondo grado, colui che viene ritenuto il boss, Nicolò Pidone, è stato condannato a 16 anni e 4 mesi. Quattro anni in meno rispetto alla prima sentenza.
Nel processo ordinario, che dovrebbe concludersi tra fine 2024 e inizio 2025, sono imputati invece il ristoratore Giuseppe Aceste, il presidente della cantina Keggera, Salvatore Barone, i calatafimesi Giuseppe Fanara e Giuseppe Gennaro ritenuti appartenenti alla famiglia mafiosa di Calatafimi; Stefano Leo già coinvolto nella latitanza dell’ergastolano pacecoto Vito Marino e l’enologo marsalese Leonardo Urso.