Percepivano ancora le pensioni di deceduti, uno addirittura 17 anni fa. Sequestro da 270.000 euro

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Continuavano a percepire la pensione spettante ai parenti che, però, erano deceduti. Tre i casi riscontrati dalla Guardia di Finanza di Trapani e risalenti anche fino a 17 anni fa. Le persone titolari del benefico, erano infatti passate a miglior vita nel 2003, 2013 e 2014. Le Fiamme Gialle Comando Provinciale della Guardia di Finanza, in esecuzione del decreto di
sequestro preventivo nella forma “per equivalente” emesso dal G.I.P. di Trapani,
Caterina Brignone, su richiesta del Sostituto Procuratore Delpini, hanno quindi scovato otto persone, fra cui un intero nucleo familiare. Il Nucleo PEF di Trapani ha appurato che i soggetti, con modalità fraudolente, erano riusciti ad incassare per anni la
pensione, le indennità di accompagnamento e quelle di invalidità formalmente spettanti a tre loro congiunti da tempo deceduti.

In tutti e tre i casi tale la frode è stata resa possibile dal mancato allineamento dei sistemi
informatici dell’anagrafe comunale con quelli dell’I.N.P.S., sicché in un primo momento era
bastato il consapevole silenzio dei congiunti per approfittarne. Per continuare a percepire indebitamente tali somme era stato, invece, necessario attestare falsamente l’esistenza in vita dei congiunti presso gli istituti di credito ove i defunti erano originariamente titolari di rapporti. In un caso, per ottenere la delega per l’accreditamento della pensione il congiunto era arrivato perfino a recarsi personalmente in banca, simulando l’esistenza di un precario stato di salute del parente già deceduto per giustificarne la mancata presentazione presso l’istituto di credito.

I finanzieri hanno adesso sequestrato, per un equivalente di 270.000 euro (le somme ottenuto con frode), 20 rapporti tra conti correnti e conti di deposito, tre immobili di cui due siti a Trapani e uno a Catania. e indagini sono andate a buon fine grazie alla minuziosa analisi dei flussi finanziari e delle movimentazioni bancarie formalmente riconducibili alle persone decedute. Da lì è venuto fuori uno stile di vita improponibile per pensionati, uno addirittura ultracentenario. L’approfondimento degli accertamenti patrimoniali ha poi consentito agli investigatori di accertare come tutte le somme di denaro accreditate dall’I.N.P.S. fossero state riscosse in contanti allo sportello o finite direttamente
ai parenti più prossimi dei beneficiari che avevano avuto, per anni, la materiale disponibilità
delle carte associate alle pensioni.

Ovviamente le erogazioni sono state sospese. Le indagini hanno anche appurato che due degli autori della frode sono anche risultati percettori del l Reddito di Cittadinanza in completo spregio alle disposizioni di legge regolanti le finalità di tale misura di sostegno.