Partinico, rapina in appartamento: smantellata la banda

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Uniformi che sembravano quelle ufficiali, pistole, finti tesserini e decreti di perquisizione, lampeggianti artigianali: c’erano tutti gli elementi perché una banda di spregiudicati criminali ed abili trasformisti riuscisse a far passare una violenta rapina in appartamento per un’operazione di polizia. Era così che, con tanto di cortesia e gergo tipico delle forze dell’ordine, i malviventi riuscivano, alle prime luci dell’alba, a farsi aprire direttamente dai proprietari, le porte degli appartamenti da depredare, solitamente di facoltosi commercianti. Ma tre elementi della banda sono stati identificati: gli agenti della sezione “Antirapina” della Squadra Mobile di Palermo e i Carabinieri della Compagnia di Partinico hanno eseguito un provvedimento di custodia cautelare in carcere nei confronti di tre palermitani: Vincenzo Sparacio, 25enne, Mariano Parisi, 44enne, e Vincenzo Vassallo, 37enne. Ai tre sono contestate violente rapine in abitazione, lesioni aggravate e falso materiale. Già lo scorso 13 dicembre poliziotti e carabinieri erano riusciti a far luce su una delle rapine avvenuta a novembre in un’abitazione di Villagrazia di Carini, arrestando due dei tre malviventi finiti in manette oggi. La prosecuzione delle indagini ha consentito di ricollegare i fermati anche ad altri analoghi episodi. Tra cui una rapina avvenuta a novembre, a Isola delle Femmine, in casa della titolare di una tabaccheria, dove avevano legato e imbavagliato la donna e i due figli, portando via almeno ventimila euro in preziosi e tremila euro in contanti. Sempre a novembre la banda di finti appartenenti alle forze dell’ordine era tornata a colpire scegliendo, in questo caso, la casa di un gioielliere di Partinico. Alle ore 5:00 del mattino, cinque uomini, quattro travestiti da finanzieri ed uno da carabiniere, seguendo il solito copione inscenarono l’esecuzione di una perquisizione, facendosi aprire la porta di casa da una donna di 73 anni. I malviventi, non avevano esitato ad usare metodi violenti e sbrigativi: il genero fu immobilizzato con una fascetta di plastica ai polsi mentre la suocera fu presa come vero e proprio ostaggio, minacciata e scaraventata a terra perché aprisse loro la porta della gioielleria. Ad un certo punto, forse perché allarmato dalle continue urla della donna o per il finto malore dell’anziano gioielliere che si era accasciato sul letto, simulando un’insofferenza cardiaca, il commando decise di darsi alla fuga. Diversi gli indizi che hanno permesso di risalire ai tre componenti della band:a le impronte trovate all’interno della vettura usata dai complici per raggiungere l’appartamento e abbandonata subito dopo la fuga, ma soprattutto l’integrale registrazione dell’arrivo e della fuga dei criminali, effettuata dalle telecamere esterne della gioielleria. Gli investigatori ipotizzano che gli arrestati facciano parte di un sodalizio ben strutturato, probabilmente composto da rapinatori interscambiabili ed i cui restanti elementi, sia polizia che carabinieri, ritengono di potere identificare a breve.

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