Paolo Genco ed altri assolti anche in appello. Nessun reato commesso

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La corte di appello ha confermato l’assoluzione con la formula perché il fatto non sussiste. Neppure in secondo grado regge l’accusa per Paolo Genco, presidente dell’Anfe, e per gli altri imputati. L’operazione della Guardia di Finanza era scattata alle prime luci dell’alba del 17 gennaio 2017.  I finanzieri del Comando provinciale di Trapani avevano dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare con arresti domiciliari  nei confronti del legale rappresentante dell’Associazione Nazionale Famiglie Emigrate (A.N.F.E), Paolo Genco di Salemi, e dell’imprenditore Baldassare Di Giovanni, accusati fi una presunta indebita percezione dal 2010 al 2013 di contributi pubblici da Regione e Unione Europea per oltre 53 milioni di euro. Era stato disposto anche il sequestro di beni: 41 beni immobili per un valore di circa 2 milioni di euro.

Adesso in appello sia Genco che Di Giovanni sono stati assolti perché non è stato commesso alcun reato. Assoluzione anche per Tiziana Monachella, responsabile dell’Anfe di Castelvetrano, Aloisia Miceli (direttore amministrativo dello stesso ente di formazione), Rosario Di Francesco (direttore della logistica della delegazione regionale Sicilia Anfe. La Procura di Trapani aveva proposto appello contro l’assoluzione di primo grado. Paolo Genco, quando nel 2017 venne arrestato, trascorse tre mesi ai domiciliari perché, secondo l’accusa, aveva sfruttato una sfilza di fatture false per dimostrare di avere affrontato spese mai sostenute e percepire quindi i contributi regionali ed europei. Una parte del denaro, sempre secondo gli inquirenti, sarebbe stata successivamente impiegata da una società riconducibile al Genco per acquistare alcuni immobili. L’ente di formazione ANFE, uno dei più floridi della Sicilia, andò in fallimento perchè travolto dall’inchiesta. Appresa la notizia dell’indagine la Regione decise infatti di ritirare immediatamente l’accreditamento. Senza finanziamenti, il collasso fu inevitabile e centinaia di persone persero il lavoro. Ottanta dipendenti si erano costituiti parte civile. Il deus ex machina di Anfe Sicilia, Paolo Genco, lo scorso mese di aprile è stato invece condannato per bancarotta documentale a un anno, dieci mesi e 9 giorni.