Nuovo decreto, stop al precariato

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“Il decreto legge di riforma della pubblica amministrazione se applicato in Sicilia domattina causerebbe il licenziamento di oltre il 60 per cento dei 22 mila precari dell’amministrazione”. Parole del segretario regionale della Cisl Maurizio Bernava che suonano come un “De profundis” per le migliaia di lavoratori che hanno contratti a tempo determinato all’interno degli enti locali siciliani. Se fosse reale quanto prospettato dal leader del sindacato allora nell’isola resterebbero a casa qualcosa come all’incirca 14 mila precari degli enti pubblici, 200 soltanto nel Comune di Alcamo sui circa 300 attualmente in servizio. Un allarme che lo stesso Bernava va a motivare mettendosi con i conti in mano: “Fra Regione e soprattutto Enti Locali – sostiene – nell’Isola ci sono 22 mila precari. poco più di 14 mila sono precari storici, alcuni lo sono da 25 anni, la maggior parte da 15. Ci sono poi circa 8 mila precari recenti. Questi ultimi, secondo il decreto varato dal ministro Gianpiero D’Alia, sarebbero già condannati. Ma la situazione non sarebbe migliore per gli altri. La riserva del 50 per cento nei concorsi in Sicilia è una burla. I Comuni – aggiunge il segretario della Cisl – non hanno la pianta organica definita e quasi nessuno è in regola coi vincoli finanziari. Inoltre non ci sono posizioni concorsuali aperte. In sintesi forse si potrebbero salvare un terzio dei 22 mila, ma è un conto ottimistico”. Bernava fa riferimento esplicito alla parte del decreto legge e della legge di riordino della pubblica amministrazione che è stata approvata dal consiglio dei Ministri di ieri. Una norma voluta dal ministro siciliano Gianpiero D’Alia che prende, dunque, forma e che prevede l’obbligo all’assunzione di tutti i vincitori di concorso e soprattutto il riordino della pubblica amministrazione con stabilizzazione dei precari attraverso una riserva del 50 per cento nei concorsi ma solo dopo una rigorosa selezione e verifica dei requisiti e assunzioni anche per i testimoni di giustizia. “Con le disposizione che introduciamo si prevede che il contratto tipico prevalente sia il contratto a tempo indeterminato – ha spiegato il ministro D’Alia – mai più contratti a termine che non siano eccezionali e temporanei perché temporanea è la prestazione richiesta oggi l’uso e il ricorso del precariato nella pubblica amministrazione è diventato una scorciatoia rispetto al concorso pubblico. Chiunque faccia contratti a termine fuori dai casi eccezionali previsti da queste disposizioni sappia che firmerà contratti nulli”. Sulle norme per stabilizzare i precari ha, poi, precisato: “Prevediamo procedure selettive perché si scelgano i migliori tra coloro i quali hanno contratti a termine di almeno tre anni nell’ambito dell’ultimo quinquennio nella pubblica amministrazione – ha concluso D’Alia parlando dei precari – e lo si fa attraverso procedure selettive”. Una norma fortemente temuta proprio dai precari siciliani che, secondo i conteggi fatti dai sindacati di base, rischia di lasciare fuori almeno un terzo dei precari storici anche se la Cisl ha fatto previsioni ben più disastrose.