Nicastri, GUP respinge patteggiamento: “accuse troppo gravi”. In dibattimento il 18 dicembre

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I fatti e le accuse sono particolarmente gravi, il patteggiamento va annullato. Il gup di Palermo Walter Turturici ha così respinto la richiesta di patteggiamento a 2 anni e 9 mesi presentata dal “re dell’eolico”, l’imprenditore alcamese Vito Nicastri, accusato di corruzione e intestazione fittizia di beni, e quella a un anno e 10 mesi inoltrata dal figlio Manlio. Molto dura la motivazione del diniego: “Le accuse sono di massima gravità – ha detto il Gup –  e la pena non è congrua“. Nell’ordinanza si parla infatti anche di “articolata e prolungata azione criminosa”, di “corruzione di pubblici ufficiali inseriti negli apparati amministrativi regionali”, di infiltrazione nei gangli della pubblica amministrazione grazie ad appoggi politici e di asservimento dei pubblici funzionari agli indagati.

La Procura di Palermo aveva invece dato parere favorevole al patteggiamento, anche alla luce della collaborazione dei Nicastri, soprattutto di Vito, nell’ambito dell’inchiesta sulle tangenti alla Regione per ottenere autorizzazioni alla realizzazione di impianti per le energie alternative. Gli imprenditori alcamesi, padre e figlio, andranno quindi al dibattimento la cui udienza è fissata per il prossimo 18 dicembre. Insieme a Vito e Manlio Nicastri compariranno davanti ai giudici anche Paolo Arata, ex deputato di Forza Italia ed ex consulente della Lega ritenuto socio occulto del Signore del Vento, e accusato sempre di corruzione e intestazione fittizia di beni, il dirigente regionale Alberto Tinnirello accusato di corruzione e l’imprenditore milanese Antonello Barbieri indagato per autoriciclaggio e intestazione fittizia.

Il primo ottobre scorso Vito Nicastri e il fratello Roberto, in un’altra inchiesta, sono stati condannati a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa perché ritenuti anche finanziatori della latitanza del capomafia Matteo Messina Denaro. Nicastri era quindi tornato in cella ad aprile insieme, tra gli altri, agli Arata, padre e figlio. Da giugno ha cominciato a parlare coi pm svelando i nomi dei protagonisti dell’ennesimo caso di corruzione nella burocrazia regionale siciliana.