‘Milotta Group’, indagine finanziaria. Dal 2 aprile 23 imputati dal GUP

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Prenderà il via mercoledì 2 aprile l’udienza preliminare relativa alla maxi-operazione che, nel dicembre del 2023, ha condotto ad alcuni arresti nell’ambito delle indagini sull’azienda Milotta Group di Alcamo e sulle numerose imprese ad essa legate. Vennero arrestati il 47enne alcamese Gianfranco Milotta, poi rimesso in libertà ma con alcune prescrizioni, e il commercialista bagherese Salvatore Città che teneva i conti del grande gruppo aziendale alcamese. Obbligo di dimora, invece, per un altro bagherese, Giacinto Sciortino, 47 anni, ritenuto un prestanome. Una delle aziende coinvolte nell’indagine della Guardia di Finanza, la Lecofer, riprese a funzionare dopo una decina di giorni dall’interdittiva disposta dalla procura.  23 gli imputati chiamati a comparire il 2 aprile dinanzi al GUP del tribunale di Palermo, Marco Gaeta.

Tutti sono indagati, a vario titolo, di associazione a delinquere, dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture false, emissione di fatture false, occultamento e distruzione di documenti contabili, autoriciclaggio, omessa dichiarazione e indebita compensazione. L’inchiesta dei finanzieri avrebbe scoperto una vastissima mole di fatture emesse per operazioni inesistenti. Coinvolte aziende e imprenditori anche di Verona, Brescia e Pordenone, nonché una lunga serie di società cosiddette cartiere, cioè appositamente istituite per emettere fatture, dislocate in varie parti della Sicilia (pure ad Alcamo, Castellammare del Golfo, Partinico e Carini) e in altre regioni d’Italia.

Il fulcro degli imbrogli fiscali, secondo gli inquirenti, erano proprio l’alcamese Milotta e il bagherese Città che avrebbero con leggerezza individuato alcuni prestanome in figure poco credibile, anche un barbone senza fissa dimora, un operaio e un disoccupato. Il collegio difensivo del gruppo aziendale alcamese, guidato dal penalista Enzo Catanzaro e composto da alcuni avvocati tributaristi di Palermo, potrebbe puntare alla richiesta di un rito alternativo. Sarebbero comunque in tanti, fra i 23 imputati, coloro che punteranno a richiedere al GUP il rito abbreviato o il patteggiamento. La vasta operazione, oltre alla Lecofer, azienda di commercio all’ingrosso di metalli ferrosi, che subì un sequestro di oltre due milioni e mezzo di beni, aveva riguardato anche la Lavorfer, altra azienda del Milotta Group che si occupa di fabbricazione di strutture e parti metalliche, anche questa oggetto di sequestro per quasi 7 milioni. La sede di quest’ultima impresa, secondo gli inquirenti, sarebbe stata trasferita a Minsk, in Bielorussia, ma soltanto fittiziamente.