Le prossime elezioni con l’Euro e la crisi

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Si cominciano a delineare le candidature alle prossime imminenti elezioni. Elezioni particolari queste perché cadono forse nel periodo più buio della Repubblica. Sembra che molti comincino a presentare le proprie candidature e alleanze ma lo fanno in sordina come se fosse quasi un disturbo. Non si può dar torto al mondo politico che faccia così. La crisi del mondo politico con i pessimi esempi dati in questi anni ha raggiunto livelli che per certi versi potrebbero anche creare oggi più problemi ai candidati piuttosto che agli elettori. Non si riesce infatti a capire cosa diranno nelle loro campagne elettorali. Se rifaranno come sempre le promesse, spesso mai mantenute, o se magari un sussulto morale glielo vieterà. Probabilmente diranno in coro che il momento è grave e che tutti amano il loro Paese, la loro Regione, il loro Comune. Fino ad ora non sembra sia stato così.

 

Forse gli unici che hanno amato il loro Paese, la loro regione e il loro Comune di residenza sono stati i lavoratori che in silenzio la mattina si sono alzati e sono andati a lavorare. O la notte sono usciti per lavorare per quello che riguarda alcune professioni che non si fermano mai. Bisogna dire invece che questi ultimi ventanni sono stati la prosopopea del mondo politico dei convegni e delle parole, dei grandi progetti e delle grandi illusioni. Bellissimi discorsi, bellissimi progetti. Qualcuno attuato, con ritardo e con dispendi di denaro e sacrifici senza pari rispetto al passato, polemiche comprese, mentre in realtà il mondo politico agiva per preservare se stesso. Un grande ipnotismo generale generato dai professori universitari e dai convegnisti e dai parolai, antimafia compresa, ha creato una massa indescrivibile di precari, di giovani con tanti titoli di studio di cui non sanno che farsene, con il deprezzamento degli studi professionali accademici veri che costringono ora in tanti ad emigrare nemmeno al Nord Italia ma fuori dall’Italia. Poi una gran massa di inquisizioni, processi mediatici, immigrazione incontrollata con sfruttamento degli immigrati per le catapecchie che gli vengono affittate e per il sotto lavoro sotto pagato offerto da finti imprenditori e poi con l’abbassamento del costo del lavoro e perdita dei diritti civili e sindacali che sembravano acquisiti e che oggi con la crisi perdono definitivamente potere.

 

E’ difficile pensare poi anche a cosa saranno le alleanze politiche, obbligatorie con le leggi sule elezioni approvate a furor di popolo ventanni fa e considerate ora un pericolo per tutti, soprattutto per i cittadini. Con chi si alleerà il PD? Con l’Udc? E se si alea con il Sel o a sinistra che ci stanno a fare gli ex comunisti o chi si definisce ancora tale con l’UDC o con il Terzo Polo? E che farà il PDL senza la Lega al sud? Ma soprattutto dove starà ora l’MPA? Come alla Regione con il PD e senza l’UDC? La confusione è talmente tale che ancora a oggi in realtà le candidature anche se vengono proposte non sembrano reggere. Nessuna. Al di là del fatto che comunque, si spera almeno, le elezioni ci dovranno essere, qualcuno dovrà pur candidarsi e qualcuno andrà comunque a votare e a dare le sue preferenze. Poi chi sarà eletto dovrà dare risposte e non si capisce quali.

 

Chissà come funzioneranno le prossime elezioni, con quali parole saranno portate avanti e quale sarà la percentuale di candidati e di elettori. In fondo la crisi economica ancora non è arrivata per quella che è davvero. Crisi iniziata prima con la globalizzazione sventolata ai quattro venti che ha distrutto l’agricoltura locale, poi con la deregolarizzazione del lavoro con termini considerati moderni come mobilità, contrati a termine, d’avviamento e altro ancora e che in realtà si sono rivelati come sfruttare mano d’opera e persone pagandoli meno e avendo lo stesso servizio degli assunti a tempo indeterminato. Poi con la crisi finanziaria che si è risolta con il pagamento eccessivo di tasse per salvare le banche, pronte a fallire tutte, nessuna esclusa. I migliori auguri vanno sicuramente fati dunque ai nuovi o vecchi e comunque prossimi candidati. Resta il fatto che molti parlano del’Euro cantando una canzone senza portare prove che ci avrebbe salvato mentre la realtà è che intanto ci ha affossato. Dire che l’Euro ci ha salvato come un mantra religioso senza portare descrizioni economiche e soprattutto con la realtà che è quella che conta che dice tutto il contrario la dice lunga sui fautori della moneta unica di cui oggi tutti cercano una via d’uscita che non faccia troppi danni. Anche se non lo dicono tutti gli Stati dell’Euro stanno cercando una scappatoia dall’Euro.

 

Antonio Pignatiello