L’iniziativa parte da un gruppo di parrocchiani che frequentavano la chiesa del Collegio di Alcamo, che è stata la sede per tanti anni dei gesuiti che hanno formato giovani diventati professionisti di successo. La chiesa, la più grande di Alcamo, sorge nel cuore della città. Ovvero in piazza Ciullo. Dal novembre del 2016 è chiusa al culto per motivi di sicurezza dopo che erano state individuate infiltrazioni di acqua per l’otturazione di grondaie per il guano di colombi. Da allora una situazione di stallo destinata a durare ancora chissà per quanto tempo, tra il disinteresse della classe politica che fa aumentare indignazione e disappunto degli alcamesi. La chiusura rischia di compromettere le opere custodite nel tempio. Nove anni fa, dopo la chiusura, alcuni vertici per programmare interventi che continuano a rimanere nel campo delle pie intenzioni. La chiesa è di proprietà del ministero delle Finanze al quale spetta il compito di predisporre il bando per gli interventi. Oggi si stima che occorrano almeno un milione di euro.
Oggi l’iniziativa di un gruppo di parrocchiani è quella di rivolgersi alla Diocesi di Trapani per cercare, se è possibile, di destinare una quota dell’otto per mille per i lavori alla chiesa del Collegio. Altra soluzione sarebbe quella che il ministero delle Finanze cedesse la proprietà alla Regione, la quale attraverso la Sovrintendenza ai Beni culturali, trovati i fondi, potrebbe procedere ai lavori necessari per riaprire la chiesa. E se si fosse perseguita questa strada non è escluso che sarebbero arrivati fondi con la recente finanziaria regionale per come è stato previsto per alcune chiese di Trapani, Paceco e Favignana, Invece oggi tutto tace tranne i frequenti e inascoltati appelli dei fedeli, dirottati per le celebrazioni eucaristiche nella vicina e piccola chiesa della Sacra Famiglia. Oggi il destino del tempio, completato nel 1767, non interessa nessuno. I gesuiti arrivarono ad Alcamo nel 1650 e nel 1866 furono costretti ad andare via per la soppressione degli Ordini religiosi. Tornarono nel 1906 e vi rimasero sino al 2007, anno della fine della loro permanenza in città a causa della mancanza di vocazioni.