Le indagini della procura di Trapani erano state avviate nel 2016 e, nell’agosto dell’anno successivo, avevano portato anche al sequestro della nave Iuventa. All’epoca fecero scalpore anche le intercettazioni telefoniche nelle quali finirono giornalisti, avvocati ed ecclesiastici. Adesso la vicenda sarà al centro dell’udienza preliminare che prenderà il via il 21 maggio prossimo al tribunale di Trapani e che potrebbe mettere sotto accusa le Ong e i soccorsi in mare. Ventuno gli imputati tra capi-missione, componenti dell’equipaggio e legali rappresentanti di tre organizzazioni (Jugend Rettet – Iuventa, Medici senza frontiere e Save the children), tutti accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina relativo a operazioni di salvataggio svoltesi tra il 2016 e il 2017.
Il Gup dovrà adesso decidere se far cadere le accuse o se avviare il processo che potrebbe portare anche condanne a 20 anni di carcere. L’organizzazione ‘Iuventa Crew’ afferma in una nota che quattro indagati tedeschi della nave hanno contribuito in quel biennio “a salvare più di 14 mila persone dalla morte per annegamento nel Mediterraneo centrale”. La procura di Trapani sostiene invece che questi salvataggi siano stati effettuati, non per reale pericolo di morte, bensì per facilitare illegalmente l’ingresso di persone in Italia. Secondo Amnesty International le accuse nei confronti della nave Iuventa “costituiscono una violazione del diritto di associazione e di difendere i diritti umani così come una violazione dei diritti dei rifugiati e dei migranti, compreso il loro diritto alla vita”.
La difesa dell’equipaggio sosterrà dinanzi al GUP di Trapani che le operazioni della Iuventa fossero perfettamente legali dato che chiedere asilo è un diritto fondamentale di ogni essere umano. “Lo è anche essere soccorsi in mare da annegamento certo” ha detto l’avvocato Canestrini. Amnesty Intermnational e gli indagati chiedono quindi l’l’immediata conclusione del procedimento, una vicenda giudiziaria che sta attirando un grande interesse mediatico.
