Interdittiva antimafia, l’allevamento deve fermarsi. Che fine faranno i bovini di Vitale?

0
86

Il figlio di un boss, anche lui fra l’altro con precedenti, non può avviare un’attività lavorativa e commerciale all’insegna della legalità. L’assioma è stato confermato dal comune di Partinico che ha ritirato le autorizzazioni, la cosiddetta Scia rilasciata in via provvisoria, al pregiudicato Michele Vitale, 30 anni, figlio del noto boss ergastolano Vito, detto ‘Fardazza’. Al trentenne è stato rilevato un abuso edilizio nella nuova attività e per di più è stata elevata un’interdittiva antimafia da parte della prefettura. Gli uffici comunali hanno quindi stabilito la revoca della certificazione per l’azienda di allevamento di bovini e vendita di latte fresco destinato alla lavorazione in un caseificio.

Michele Vitale, nonostante la giovane età, ha comunque un curriculum di spessore. Quando ancora non era maggiorenne venne anche accusato di aggressione e tentato omicidio ai danni del direttore di Tele Jato, Pino Maniaci. La vicenda era legata alla demolizione delle stalle di Valguarnera. E proprio in queste campagne partinicesi Michele Vitale aveva avviato la nuova attività imprenditoriale di allevatore. La Prefetturra e il comune hanno però bloccato colui che era anche stato designato, dopo l’ergastolo al padre, per guidare la famiglia mafiosa di Partinico/Borgetto. Adesso c’è da capire il destino dei bovini in quanto né il tribunale e nemmeno l’autorità prefettizia ne hanno disposto il sequestro. Le mucche, quindi, potrebbero essere vendute. Di certo il latte da loro prodotto non potrà essere venduto ad alcun caseificio.