Incendio a Salaparuta

0
552

Universitario alcamese indagato: “Mai appiccato il fuoco”

Per due giorni è rimasto agli arresti domiciliari nella sua casa di Alcamo. Con la celebrazione del processo per direttissima, presso il Tribunale di Sciacca, il giudice gli ha concesso la libertà in attesa del processo. Sui suoi confronti grava un’accusa pesante, che lui respinge, ovvero di avere causato l’incendio che ha provocato la distruzione di circa 45 ettari nel bosco di Salaparuta. E precisamente nel bosco di “Monte Porcello” , un polmone verde che ospitava anche specie esotiche andate in  cenere. Per la Forestale e i carabinieri di Castelvetrano a provocare l’incendio sarebbe stato l’alcamese Fabio Milazzo, 20 anni,  iscritto al secondo anno del corso di laurea in ingegneria chimica presso l’università di Palermo. Chi lo conosce lo descrive come un giovane generoso e per bene e che mai e poi mai avrebbe appiccato un incendio trasformandosi in uno dei tanti piromani che scorazzano per tutta Italia, nel meridione in particolare, che hanno distrutto migliaia di ettari di verde e in qualche caso anche vite umane. E forse l’eccesso di generosità lo ha spinto ad andare assieme al fratello a lavorare su un terreno di proprietà della sua famiglia che si trova ai confini tra Salaparuta e Gibellina. La sua è un a famiglia di agricoltori  e Fabio, nonostante l’impegno che comporta la facoltà di ingegneria, durante le vacanze e nel tempo libero, è sempre disponibile ad andare a lavorare sui campi della sua famiglia. Prima di lunedì scorso Fabio Milazzo non era conosciuto dalla forze dell’ordine. Lo studente è incensurato. Sembra, ma le indagini sono in corso, che Fabio avrebbe dato fuoco a delle sterpaglie sul suo terreno ad una distanza di circa mezzo chilometro dal bosco, ma il forte vento di scirocco ha propagato le fiamme quasi in tempo reale e quindi è stato impossibile circoscriverle e domarle prima che facessero danni. Secondo i carabinieri di Castelvetrano lo studente avrebbe dato fuoco senza seguire le procedure come la creazione di viali parafuoco, molto importanti e che tutti dovrebbero realizzare sui terreni agricoli, boschivi etc. Lui nega di avere appiccato il fuoco e vive questa vicenda come un incubo. Il suo avvocato sostiene la stessa tesi:“ non ha appiccato alcun fuoco – dice l’avvocato Vito Mancuso – perché Fabio le erbacce le stava estirpando con le mani e stava anche togliendo pietre dal terreno e lo dimostreremo in tutte le sedi”. Intanto il giovane studente universitario alcamese resta indagato  mentre si sta, sul Monte Porcello, concludendo la stima dei danni.