“Cosa Nostra continua ad essere l’organizzazione mafiosa di principale riferimento e, abbandonate le strategie criminali, che vedevano il frequente ricorso ad atti intimidatori e di violenza, volti ad affermare il loro controllo del territorio, oggi tende ad infiltrarsi in maniera subdola e silente nel tessuto economico-sociale”. Così il presidente reggente della Corte d’Appello di Caltanissetta Giuseppe Melisenda Giambertoni nella sua relazione per la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. E ancora da una parte l’arresto di Matteo Messina Denaro, «per il quale appena un anno fa tutte le istituzioni di questo Paese hanno espresso grande soddisfazione». Dall’altra l’organico del tribunale, «da tempo inadeguato a far fronte alla domanda di giustizia, aumentata in maniera esponenziale». È la lettura, tra luci e ombre, del presidente della Corte d’Appello, di Palermo Matteo Frasca, che ha presentato la relazione sull’amministrazione della giustizia nel distretto, che comprende, oltre al circondario della città (che abbraccia anche la parte occidentale della provincia), anche le zone di Trapani, Marsala, Termini Imerese, Sciacca e Agrigento. La cattura di Messina Denaro, nel 2023, è stata «un punto di partenza, perché ha aperto nuovi scenari al fine di individuare, mediante indagini sempre più complesse e articolate, soprattutto quando investono le operazioni finanziarie, la rete di protezione che ha consentito la latitanza» al capomafia di Castelvetrano «e di scoprire le fonti di ricchezza» del boss «e dell’organizzazione» ha sottolineato l’alto magistrato.