In fuga dalle scuole. Dispersione scolastica, è allarme sociale in Sicilia

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“Il contesto è grave e ha bisogno di risposte urgenti, anche in virtù di un ulteriore peggioramento dovuto alla pandemia”. Con queste parole il presidente della Commissione antimafia regionale, Claudio Fava, ha presentato a Palazzo dei Normanni, a Palermo, la relazione conclusiva dell’inchiesta condotta negli ultimi mesi in merito al fenomeno della dispersione scolastica e, in particolare, del reclutamento di minori a opera della criminalità organizzata sul territorio siciliano. Nel corso dei mesi, in cui si sono susseguite una serie di audizioni, è emerso che in Sicilia il tasso di dispersione scolastica è altissimo rispetto alle medie nazionali e nelle periferie delle grandi città c’è una concentrazione con percentuali che superano il 65%, una condizione di vulnerabilità sociale straordinaria che riguarda i minori  delle zone in cui il disagio è alto I ragazzini, in assenza di qualsiasi altra proposta offerta di integrazione sociale, sono facilmente preda di seduzioni e inseriti in modo stabile in dinamiche criminali in senso stretto – ha aggiunto il presidente della Commissione – C’è grande preoccupazione. Abbiamo il garante regionale dei minori, ma diventa inutile se è solo un modo per dire ‘l’abbiamo fatto, ma poi nessuno ne sa nulla e non ha una struttura operativa.

La norma, se non riempita di contenuti, diventa solo una carezza al proprio ego”. A questo proposito, Fava chiede alla Regione un cambio di passo: “O la Regione Siciliana diventa cabina di regia e volano per questa che è un’emergenza, oppure è difficile venirne a capo. Il lavoro della Commissione, che si è concluso a febbraio scorso, si è concentrato sulle zone periferiche delle metropoli, dove il tasso di dispersione scolastica è maggiore, andando ad analizzare le cause e gli effetti del progressivo allontanamento dei giovanissimi da un’istituzione, come quella scolastica, che è l’unica – insieme a Carabinieri e Polizia laddove presenti – sulla quale gravano importanti e a volte univoche responsabilità: “Alcuni operatori scolastici lavorano in condizioni di eroismo – ha spiegato Fava – Sulle loro spalle pesano responsabilità e doveri che dovrebbero essere distribuiti diversamente e che invece gravano solo sulla scuola”.Tra le carenze, quelle dei luoghi di aggregazione, degli impianti sportivi spesso chiusi e lasciati all’abbandono, passando per le palestre delle scuole inagibili.

Le associazioni del terzo settore fanno un importante lavoro, ma i progetti diventano spesso controproducenti, visto che solitamente sono a tempo e le continue interruzioni portano i giovani, salvati dalla strada, a essere nuovamente abbandonati e catapultati nel degrado e tra le braccia della criminalità. Fava conclude ricordando come uno dei primi obiettivi sia quello di colpire le famiglie che non collaborano e che preferiscono ritirare un figlio da scuola per ragioni che si intersecano con la delinquenza.