‘Gordio’ e ‘Pars Iniqua’, più di 200 anni di carcere per 32 partinicesi. Due assolti

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Oltre due secoli complessivi di carcere sono stati inflitti ai componenti di cinque bande, dedite soprattutto allo spaccio di droga, coinvolti nelle operazioni ‘Gordio’ dei carabinieri e ‘Pars Iniqua’ della DIA messe a segno a Partinico nel luglio del 2021. Trentadue condannati e due sole assoluzioni fra coloro, tutti partinicesi, che avevano scelto il rito abbreviato. Nel processo ordinario, invece, fra gli imputati ci sono anche alcamesi.

In quei due blitz vennero arrestate in tutto 81 persone, compresa la pentita Giusy Vitale, sorella di Michele ‘Fardazza’. Secondo l’accusa, il clan avrebbe potuto contare anche su una talpa, ovvero un agente penitenziario alcamese in servizio al Pagliarelli. A capo delle bande ci sarebbero stati Michele Casarrubbia, Gioacchino Guida e Michele Vitale che in abbreviato sono stati condannati rispettivamente a 20 anni l primo, a 19 il secondo e a 6 anni e 8 mesi il rampollo dello storico clan partinicese. Condanne pesanti anche per Antonina Vitale, altra esponente dei ‘Fardazza’, 18 anni e 4 mesi; Massimo Ferrata stessa pena e Raffaele Guida due mesi in meno. Molte condanne fra i 9 e i dodici anni di carcere: Salvatore e Savio Coppola, Angelo Cucinella, Vincenzo Cusumano, Maria Guida, Gianvito Inghilleri, Edoardo La Mattina e Vincenzo Messina. Pene inflitte anche a Giuseppe Accardo, Alessio Antonacci, Stefano Carocci, Salvatore Gugliotta, Sebastiano Li Mandri, Giuseppe Lombardo, Rachid Mustafà Madmoune, Marco Marcenò, Leonardo Pellitteri, Rocco Pesce, Roberta Pettinato, Salvatore Primavera, Maria Rita Santamaria, ‘Elio’ Sheeshi, Rosario Stallone, Antonio Tranchida, Raffaele e Giovanni Visiello. Due sole assoluzioni, il 76enne Pietro Virga e Riccardo Sanzone, quest’ultimo partinicese di 31 anni, difeso dall’avvocato alcamese Massimo Gagliardo, per il quale il pm aveva richiesto 8 anni di reclusione. Il trentunenne era ai domiciliari ed è quindi immediatamente tornato in libertà.

Secondo le indagini dei carabinieri le cinque distinte bande operative nel mandamento di Partinico erano dedite allo spaccio di droga – dalla marijuana coltivata in loco alle grosse partite di hashish e cocaina importate da Lazio e Calabria – ma si occupavano anche di spedizioni punitive e danneggiamenti. Con trentadue condannati su 34 imputati il gup Paolo Magro ha pienamente accolto le richieste del procuratore aggiunto Paolo Guido e dei sostituti Bruno Brucoli e Alfredo Gagliardi, che avevano coordinato le due inchieste da cui è nato il processo, “Gordio” dei carabinieri e “Pars Iniqua” della Dia. La presunta talpa, l’alcamese Santo Calandrino, agente penitenziario, che ha scelto l’ordinario, avrebbe indicato la presenza di microspie e avrebbe pure consentito a diversi detenuti di comunicare con l’esterno. In cambio avrebbe ricevuto capretti per Pasqua, arance, ricotta, abbigliamento di una squadra di calcio e anche il lavaggio della macchina una volta al mese.