Giovani, occupazione, imprenditoria e lavoro. Ricorre oggi la giornata delle competenze giovanili

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Ricorre oggi la “Giornata Mondiale delle Competenze Giovanili” promossa il 15 luglio 2014 dall’assemblea generale dell’ONU per celebrare l’importanza di avvicinare i giovani al mondo dell’occupazione, dell’imprenditoria e del lavoro, in generale. Secondo il rapporto dell’International Labour Organization, sono oltre 400 milioni i ragazzi che ad oggi ancora non riescono ad avere un’istruzione adeguata e opportunità lavorative. La situazione è peggiorata con l’arrivo della pandemia che ha costretto le scuole, tra marzo 2020 e maggio 2021, a chiudere per oltre 30 settimane, incidendo negativamente con l’acquisizione delle competenze di più di 900 milioni di giovani. A ciò si aggiunge quella buona fetta della popolazione mondiale affetta ancora da povertà assoluta che costringe circa 120 milioni di bambini nel mondo, in età scolare, a non frequentare la scuola ed altri 621 milioni di giovani non hanno accesso ad una adeguata formazione per trovare un impiego.

Situazioni non prive di tragici risvolti perché l’assenza di istruzione e di lavoro dignitoso espone, soprattutto nei paesi sottosviluppati, ad un sempre maggior rischio di sfruttamento minorile, matrimoni precoci ed altre forme di abuso. Secondo le statistiche, l’Europa, fino allo scorso anno, vedeva 2 milioni e 854mila giovani disoccupati al di sotto dei 25 anni. Anche in Italia si registra uno dei più alti tassi di disoccupazione giovanile tra i paesi dell’eurozona: nel luglio 2021, il tasso di disoccupazione giovanile in Italia era circa il 28%. Inoltre, i dati regionali mostrano che nelle regioni meridionali dell’Italia (Sicilia, Calabria e Campania) il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto quasi il 50%. Molte possono essere le cause: il basso indice economico e finanziario del paese, la qualità dell’istruzione, le esigenze del mercato del lavoro, la flessibilità e la regolamentazione del mercato del lavoro, l’inefficace politica di superamento della disoccupazione, l’orario di lavoro, le carenze motivazionali.

Certo è che troppo spesso le colpe dell’inesistente o scarso lavoro giovanile vengono imputate proprio sugli stessi giovani colpevoli, secondo molti, di non avere la volontà di “faticare” nella vita o di intraprendere scorciatoie che permettono di fare soldi facili col minimo sforzo. Un pregiudizio, forse, radicato nella società odierna da parte dei “grandi” che pretendono di mandare avanti la” baracca” sfruttando le giovani energie dei ragazzi in cambio di una pacca sulla spalla o di una retribuzione da fame utilizzando la classica affermazione “ai miei tempi non era così”. Sarebbe forse il caso di ascoltare tutti e rivalutare le posizioni di ciascuno per comprenderne le ragioni e trovare soluzioni che possano far riflettere sull’importanza dell’impegno attivo dei ragazzi, per creare società sostenibili, stabili ed inclusive per scongiurare conflitti, disoccupazione, diseguaglianze e migrazioni.