False messe e finti preti nell’acese, mons. Raspanti lancia la scomunica

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Le scomuniche, nella chiesa cattolica, ci sono sempre state. Anche nei confronti di vescovi come quella, nel 2006, ai danni di monsignor Emanuel Milingo. La scomunica, una pena prevista dal codice di diritto canonico e comminata dalla Chiesa Cattolica, implica l’esclusione di un suo membro dalla comunità dei fedeli a causa di gravi e ostinate infrazioni alla morale o alla dottrina riconosciuta. Un provvedimento che riporta indietro agli anni bui, diversi secoli fa, delle guerre intestine al Vaticano.

Adesso in Sicilia è stato un vescovo alcamese, Nino Raspanti, ad effettuare nuove scomuniche che hanno raggiunto falsi sacerdoti che dicevano di appartenere ad una comunità ecclesiale dal nome “Cattolica” ma che invece non aveva alcun legame con la Chiesa Cattolica Romana e con il Pontefice. Falsi preti che celebravano false messe in un paio di comuni della diocesi di Acireale guidata dal vescovo alcamese. Addirittura i finti sacerdoti avrebbero indossato finti abiti talari e avrebbero celebrato riti molto simili a quelli cattolici. E’ quindi arrivata la qualificata scomunica ufficiale.

“Sacramenti celebrati illecitamente in comunità ecclesiali che si attribuiscono il nome “Cattolica”, – ha spiegato monsignor Raspanti – pur non avendo alcun vincolo di comunione con la Chiesa Cattolica Romana e con il Papa. Ministri di culto illegittimi, protagonisti di azioni liturgiche simili a quelle della Chiesa Cattolica”. Il vescovo di Acireale ha quindi messo in guardia i parrocchiani dal “rischio di ritenere cattolici i ministri e gli altri esponenti delle comunità, considerato che, alcuni elementi, possono indurre in errore, come l’uso degli stessi abiti ecclesiastici con celebrazioni liturgiche che si richiamano a quelle della Chiesa Cattolica”. Secondo quanto si è appreso dalla diocesi acese diretta dal vescovo alcamese, sarebbero stati utilizzati anche locali privati adibiti a luoghi di culto, anche un minuscolo garage.

Fondamentale anche l’incisiva comunicazione social con benedizioni a domicilio e celebrazioni pubbliche con foto e video ripetutamente postati su “Tik Tok”. Adesso è arrivata la scomunica da parte di monsignor Raspanti che, oltre a vescovo di Acireale, è anche presidente della CESI la conferenza episcopale siciliana ed è stato vice-presidente della CEI.