False assunzioni e 4.000 euro per un permesso di soggiorno. Divieti per gestori patronato Sifus

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ALCAMO – Per un anno non potranno esercitare attività presso patronati ed enti che si occupano di consulenza del lavoro e della materia dell’immigrazione. L’alcamese Vittorio Scurto e il castellammarese Agostino Stabile, gestori del patronato Sifus, sono stati raggiunti anche dal divieto di dimora ad Alcamo, dove in via Galati ha sede la loro attività, perché indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, estorsione, falsità ideologica commessa per induzione dal pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità materiale commessa da privato. Nell’ambito delle indagini condotte dai carabinieri ha subito il divieto di dimora anche un altro alcamese, Gaetano Lampasona, attualmente detenuto per un giro di prostituzione nella ‘Trapani bene’. Il quarto provvedimento ha raggiunto un marocchino, Moammed Ben Ali, regolare in Italia da circa dieci anni. Era quest’ultimo che procacciava gli stranieri presenti sul territorio in maniera irregolare per poi indirizzarli verso il patronato dove operavano Stabile e Scurto, quest’ultimo con un’altra inchiesta simile a suo carico.

Le indagini dei carabinieri di Alcamo, coordinate dalla Procura della Repubblica di Trapani, sono scattate nel settembre del 2021 dopo la denuncia di uno straniero che aveva riferito di avere consegnato una consistente somma di denaro in cambio ad alcuni soggetti per ottenere la presentazione della domanda di regolarizzazione del rapporto di lavoro e quindi il conseguente permesso di soggiorno. Un’assunzione rivelatasi fasulla e senza che i titolari delle imprese ne fossero a conoscenza. Da quell’episodio i militari dell’Arma hanno poi ricostruito lo stesso modus-operandi per le pratiche di altri 14 stranieri. In questa maniera sarebbe stato elevato l’ingiusto profitto economico ottenuto dagli indagati che intascavano le somme dagli stranieri per fornire una regolarizzazione che poi di regolare non aveva nulla, nemmeno il contrato di lavoro. Il corrispettivo che veniva versato per ogni pratica arrivava a raggiungere anche 4.000 euro. Con tale somma i gestori del patronato alcamese riuscivano a far rilasciare il permesso di soggiorno agli stranieri che però erano privi   dei requisiti per ottenerlo.