Emergenza acqua. Scattano nuovi piani di razionamento, riduzione anche ad Alcamo

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La siccità non dà tregua alla Sicilia e la Regione è costretta a inasprire le misure per il contenimento delle poche risorse disponibili. Una nuova stretta sul fronte del razionamento dell’acqua arriva da Siciliacque, che da sola copre la fornitura idrica di un quarto dei comuni dell’Isola tra cui Alcamo. Se finora le province interessate dai razionamenti erano state quattro — Palermo, Trapani, Caltanissetta e Agrigento — si aggiunge adesso anche la provincia di Enna, per un totale di 93 comuni in cui risiedono 850mila siciliani.  Ridurre le forniture d’acqua per garantire a tutti i territori l’approvvigionamento e contemporaneamente accelerare gli interventi per mitigare la siccità. Sono tre i cantieri per la trivellazione di nuovi pozzi già aperti: a Caltabellotta, al campo Favara di Burgio e in contrada Zacchia, a Prizzi. Inoltre, sono in corso nuove ricerche idriche nel Palermitano. Lo rende noto Siciliacque. Nel frattempo, è stato definito con l’Autorità di bacino un nuovo piano di razionamento, dopo quello scattato a inizio gennaio. Saranno complessivamente 93 Comuni serviti da Siciliacque, compresi nelle province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Palermo e Trapani, per un bacino di circa 850 mila residenti. Le riduzioni della portata d’acqua sono comprese fra il 10% e il 45% a seconda degli acquedotti che alimentano i serbatoi comunali. Per la città di Alcamo si parla di una riduzione attorno al 15 per cento.

La decisione, presa di concerto con le autorità regionali, è conseguente alla situazione di severità idrica in atto in Sicilia e tende a conciliare il soddisfacimento del fabbisogno delle persone con la necessità di salvaguardare gli invasi. Siciliacque, come concordato con l’Osservatorio sugli utilizzi idrici del distretto idrografico della Sicilia, ha da tempo “avviato una serie di lavori per fronteggiare la crisi idrica con la ricerca di nuovi pozzi”. Ad Alcamo l’acqua viene distribuita ogni quattro giorni  ciò non crea problemi poiché la maggior parte delle abitazioni sono dotate di cisterne e altro poiché da sempre la grande sete ha caratterizzato la città. Ma oggi con la notevole riduzione delle piogge le amministrazioni comunali stano mettendo a punto piani di emergenza. E ad Alcamo cosa succede? Da decenni si parla di utilizzare per usi irrigui l’ acqua del depuratore ma tutto resta nel campo delle pie intenzioni. Molti comuni della Sicilia stanno lavorando nella direzione di usare i pozzi privati. Ad Alcamo sono stati chiusi ma la giunta Surdi, oggi a causa dell’emergenza, potrebbe varare un regolamento per tornare a prelevare l’acqua perché quella che riempie le autobotti al Bottino, per vari usi, viene meno all’erogazione della città. La sensazione è quella che al Comune di Alcamo questo problema non viene attenzionato per come merita. Brilla per silenzio  anche i consiglieri comunali