Due anni dalla cattura di Matteo Messina Denaro, restano ancora tanti misteri. Indagini sempre aperte

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Esattamente due anni fa, il 16 gennaio del 2023, finiva la lunghissima latitanza di Matteo Messina Denaro. Il ricercato di mafia più ricercato d’Italia venne arrestato, dopo mesi di indagini sotto traccia, alla clinica La Maddalena di Palermo dove spesso si recava per le sue cure oncologiche. Un grande lavoro di procure e forze dell’ordine che portarono anche a dire che la mafia fosse stata definitivamente debellata. Non è stato proprio così ma certamente è stata minata la forza della rete altolocata di protezioni di cui, negli ultimi anni, ha potuto godere Matteo Messina Denaro, fra questi medici compiacenti, amanti ma anche pezzi dello Stato che avrebbero fornito al boss informazioni sulle indagini.

Gli inquirenti, dopo l’arresto del castelvetranese, hanno provato e continuano farlo, a far luce sui segreti custoditi da Messina Denaro e che sarebbero serviti per fargli da lasciapassare almeno fino al fatidico 16 gennaio 2023. Negli interrogatori dopo la cattura mai il boss ha raccontato nulla su tali segreti che, secondo alcune tesi, avrebbero riguardato anche pezzi delle amministrazioni pubbliche. Ma ci sono anche altri segreti rimasti tali e quali come quella sull’archivio di Totò Riina, portato via nottetempo dall’ultima abitazione del capo dei capi grazie alla distrazione di chi avrebbe dovuto sorvegliare. Matteo Messina Denaro venne arrestato alle 9 circa del mattino del 16 gennaio 2023.

Una notizia attesa da decenni, da quasi 11.000 giorni. Il capo della mafia trapanese, ai vertici anche della cupola regionale, latitante dal 2 giugno 1993, era ricercato per un elenco lunghissimo di crimini, tra cui anche il coinvolgimento nelle stragi del 1992 che costarono la vita a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Quel lunedì mattina il blitz dei carabinieri del ROS nella clinica “La Maddalena” dove MMD si trovava per sottoporsi a una chemioterapia sotto il falso nome di Andrea Bonafede, un geometra residente a Campobello di Mazara. Nonostante abbia tentato di fuggire all’arrivo dei militari, Messina Denaro è stato fermato senza opporre resistenza.
Nelle indagini successive si è puntato anche sulla rete di prestanome e di falsi documenti forniti al boss. Un blitz ed alcuni sequestri vennero anche effettuati all’ufficio carte d’identità del comune di Alcamo.