Il blocco delle pratiche, per mancanza di risorse economiche, delle domande di cassa integrazione e mobilità in deroga è stato il tema al centro dell’incontro che si è svolto tra i sindacati confederali e la Prefettura di Trapani.
Dopo aver espresso forte preoccupazione per le ricadute sul piano economico e sociale che il blocco determinerà nel territorio trapanese, i segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil hanno consegnato al prefetto Marilisa Magno un documento, nel quale hanno chiesto l’intervento della Prefettura per sollecitare il Governo nazionale, e in particolare il Ministero del Lavoro, a stanziare un ulteriore finanziamento per gli ammortizzatori sociali in deroga.
Cgil, Csil e Uil hanno, infatti, ribadito che “le risorse, pari a venti milioni di euro, assegnate dallo Stato alla Regione sono insufficienti per far fronte alle domande attualmente bloccate negli Uffici provinciali del lavoro.”
Nel territorio trapanese, dove sono 172 le pratiche attualmente bloccate, occorrerebbero, infatti, circa 6.743.000 euro per consentire ai 1073 lavoratori coinvolti di ottenere la cassa integrazione o la mobilità in deroga.
Sul piano regionale, invece, le risorse necessarie, per consentire il riavvio dell’iter delle domande, ammonterebbero a circa 240 milioni di euro, cifra che permetterebbe a oltre 20 mila lavoratori di usufruire degli ammortizzatori sociali e, dunque, di percepire il reddito.
Cgil, Cisl e Uil hanno, inoltre, ribadito che “la cassa integrazione in deroga si è dimostrata, in particolare nel territorio trapanese, uno strumento indispensabile per far fronte alle esigenze di migliaia di lavoratrici e lavoratori che, a causa della crisi, hanno perso il posto di lavoro. Per tale ragione – hanno affermato – è necessario che il Governo intervenga a sostegno della Sicilia e della provincia di Trapani stanziando nuovi fondi per gli ammortizzatori sociali.”
I sindacati confederali hanno annunciato, infine, che in assenza di adeguate risposte intraprenderanno iniziative di mobilitazione volte a garantire il diritto al reddito dei lavoratori.