Diffamazione, condanna definitiva per Rizzi. Dovrà pagare 13.000 euro

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Il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile. L’animalista trapanese Enrico Rizzi è stato quindi condannato in via definitiva per diffamazione a mezzo stampa e dovrà pagare anche spese legali e processuali per il giudizio della Suprema Corte. Il noto animalista, che ha anche tentato la strada della politica con il partito animalista europeo, è stato quindi condannato a mille euro di multa da versare alla parte offesa e tremila alla cassa delle ammende, oltre al pagamento di novemila euro per tutte le spese processuali e di costituzione di parte civile. Inoltre, a causa di numerosi precedenti sul casellario giudiziale, non gli è stata concessa la sospensione della pena. La vicenda risale alla fine del 2016 e le vittime sono il dipendente comunale di Trapani, Danilo Catania, esponente delle Guardie Eco-zoofile, e questa stessa associazione. Una querelle giudiziaria durata quasi sei anni e terminata in questi giorni. Tutto comincia con alcuni post pubblicati su Facebook da Enrico Rizzi in merito ad una segnalazione dello stesso animalista circa le condizioni in cui veniva tenuto un cagnolino in una abitazione di Trapani. In particolare Rizzi, che asseriva presunti maltrattamenti sull’animale dallo stesso visti dal balcone di una abitazione vicina, aveva effettuato numerose segnalazioni e invitato il responsabile delle guardie Eco-zoofile di Trapani ad intervenire.

L’animalista aveva anche scritto che la Questura e la Polizia Municipale di Trapani avrebbero dovuto vergognarsi per il proprio operato, poiché non si sarebbero attivati a seguito della segnalazione. In realtà il processo dibattimentale aveva fatto chiarezza sulla vicenda, dimostrando la piena colpevolezza del Rizzi e l’infondatezza di tutte le accuse postate su Facebook. Era stato infatti acclarato dalle forze dell’ordine, e più volte, intervenuti presso l’abitazione di via Castelvetrano che quei paventati maltrattamenti non si erano mai verificati. Nei post diffamatori Rizzi affermava di avere ricevuto molteplici segnalazioni e che addirittura “non si contavano più le testimonianze”. A seguito delle indagini della Procura della Repubblica di Trapani, ne scaturì un processo attraverso il quale si acclarò l’esatto opposto. Il cagnolino, infatti, era accudito con amore e ben nutrito dai proprietari. In quella abitazione erano più volte intervenuti la Municipale, la polizia, i veterinari dell’ASP e le Guardie Ecozoofile. Proprio il responsabile di quest’ultima associazione, Danilo Catania, rappresentato e assistito dagli avvocati Antonino Gucciardo ed Ernesto Leone, aveva presentato querela contro Enrico Rizzi.  La vicenda potrebbe dar vita ad ulteriori strascichi giudiziari perché l’avvocato Antonino Gucciardo aveva chiesto la trasmissione degli atti alla Procura di Trapani per vagliare le ipotesi di calunnia e falsa testimonianza a carico sia del noto animalista che di alcuni testimoni, tra cui la madre e la compagna di Rizzi.