DIA, altri controlli all’anagrafe di Alcamo. Bacile: “Personale all’oscuro dell’attività”

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Il blitz degli uomini della DIA negli uffici demografici del comune di Alcamo è proseguito anche per tutta la giornata di ieri. Bocche cucite da parte di impiegati, funzionari e dirigenti dell’ente locale e ancor di più da parte del personale della Direzione Investigativa Antimafia. Ad essere rovistato soprattutto l’ufficio carte d’identità. Gli agenti della DIA, coordinati dalla procura, si stanno ovviamente muovendo nell’ambito delle indagini su Matteo Messina Denaro e sui ‘favori’ che avrebbe ottenuto durante la sua trentennale latitanza. Nessuno lo conferma ma neanche lo smentisce.

Il blitz di ieri e martedì al palazzo di vetro di contrada Tre Santi, sia chiaro, non ha puntato alcun dipendente comunale. Soltanto controlli e prelievo di documentazione. Alcune fotografie ma soprattutto i cosiddetti cartellini, vale a dire la parte in cartoncino che resta in Comune di ogni carta d’identità rilasciata. Controlli che potrebbero avere riguardato anche emissioni di diversi anni fa. Forse anche quella che, nel primo decennio del ventunesimo secolo, consentì a Matteo Messina Denaro di andare in giro con una tessera rilasciata proprio dal comune di Alcamo. Sulla presenza della DIA al comune di Alcamo si è così espresso Ignazio Bacile, comandante della polizia municipale e dirigente dei servizi demografici: “Negli accertamenti per qualsiasi tipo di indagine i nostri uffici demografici – ha detto – sono sempre aperti e a disposizione delle forze di polizia. Né il dirigente, né il sindaco e nemmeno l’impiegato addetto al servizio devono conoscere l’oggetto dell’attività svolta. Anzi, al contrario, ne deve assicurare il corretto svolgimento nella dovuta e assoluta riservatezza”.

Gli uffici demografici del comune di Alcamo mai hanno subito furti, almeno da oltre vent’anni, da quando si trovano ospitati all’interno del palazzo di vetro. Un’intrusione si verificò invece alla fine degli anni ’90, sotto la sindacatura Ferrara, quando i servizi demografici si trovavano in centro storico. A Trapani, invece, due furti di carte d’identità in bianco, nel 2015 e nel 2018, da due delegazioni diverse del comune capoluogo. Da questi due episodi potrebbero essere arrivare le cinque carte d’identità ritrovate a Campobello di Mazara, in uno dei covi di Matteo Messina Denaro. Cosa invece abbia cercato la DIA al comune di Alcamo, non è dato saperlo. Probabilmente qualche legame con una vecchia carta d’identità del boss o qualcosa di più recente. Più di 30 anni fa al comune di Alcamo si registrò un precedente. Un funzionario dell’anagrafe, che firmava false carte d’identità, a volte anche inverosimili, venne scoperto dagli inquirenti e condannato. Una volta rilasciò una tessera fasulla ad un imprenditore proprio con la foto di Matteo Messina Denaro.