Demolizioni di case abusive, ad Alcamo si cerca via d’uscita

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Quattro immobili che non si possono salvare dalla demolizione. Fanno parte di un gruppo di 21, da anni acquisiti al patrimonio del Comune. Si tratta della prima tranche di centinaia di case realizzate in violazione delle norme urbanistiche. Per arrivare al provvedimento di demolizione, mediamente trascorrono una decina di anni, prima che sentenze, sia in sede civile che amministrativa, diventino esecutive. La Terza commissione consiliare, che si occupa di Lavori pubblici, Urbanistica e Pianificazione del Territorio, Attività produttive, ha individuato 17 delle 21 abitazioni “suscettibili di sottrarre alla demolizione”. L’approvazione dovrà farla il consiglio comunale, che a giorni si riunirà per questa spinosa vicenda,  La legge prevede che, alla luce di ragioni e motivazioni sociali forti che superano il principio della tutela ambientale violata, si può sottrarre il bene alla demolizione. La Terza commissione ha lavorato in sintonia con l’Ufficio patrimonio dove giacciono 300 domande per ottenere un alloggio popolare, che ad Alcamo non si costruiscono da anni. Alla luce del bisogno abitativo i 17 immobili possono essere assegnati tramite bando del Comune riferito alla richiesta di case popolari. Al bando possono partecipare anche gli ex proprietari degli immobili acquisti dal Comune. L’orientamento è verso questa soluzione che dovrà approvare il Consiglio dove nessuno è favorevole alle demolizioni.

Dal 1985 sino all’ultima sanatoria sono state presentate 12 mila e 500 domande. Ne restano da esitare tre mila e 800, ma l’esame è fermo dallo scorso 31 dicembre quando è andato in pensione il responsabile dell’Ufficio sanatoria. Per l’esame delle pratiche oggi c’è un solo impiegato part-time. Lo scorso mese di febbraio il Comune ha deciso, per carenza di personale, di affidarsi a sei  tecnici esterni per le pratiche di condono edilizio. I tempi massimi per l’espletamento dell’incarico sono stati fissati in un anno dalla formalizzazione dell’incarico (termine prorogabile per altri 90 giorni in caso di necessità). A ciascun professionista incaricato verranno assegnate 40 istanze di condono. Per ogni pratica è previsto un compenso che va dai 200 ai 300 euro. Presto dovrebbero insediarsi i tecnici esterni. Lo scorso anno l’Ufficio, che è stato diretto da Piero Piazza, ha esitato duecento domande.