Dopo anni di abbandono, decine di promesse e anche di finanziamenti quasi dimenticati, dovrebbero finalmente partire i lavori di restauro, tra gennaio e febbraio, della Colombia di Trapani, uno dei simboli della cittadina. La Regione ha confermato da circa un mese che il progetto per cui è previsto un finanziamento di 27 milioni di euro con i fondi del PNRR, è parte integrante del progetto già approvato a suo tempo e che deve essere soltanto aggiornato dalla Soprintendenza dei Beni Culturali. In sede di Commissione Europea è stato ribadito il cronoprogramma degli interventi che dovranno completarsi entro il 2026. La riqualificazione della Colombaia o Castello a Mare che dir si voglia, è attesa da più di venti anni e in tutto questo tempo, a cercare di mantenere alta l’attenzione sul monumento sempre più a rischio di deterioramento e di atti vandalici, ci ha pensato l’associazione “Salviamo la Colombaia”.
Proprio in attesa che i lavori inizino , il presidente dell’associazione Luigi Bruno ha ribadito che non si fermerà di vigilare. In estate aveva lanciato l’ennesimo allarme sul silenzio calato sull’iter burocratico che avrebbe dovuto portare all’avvio dei lavori. Oggi Bruno ha fatto partire un ideale conto alla rovescia e ha chiesto che vengano rispettati i tempi, perché la Colombaia, come più volte denunciato, non può più attendere. Il Castello a Mare trapanese appresenta uno dei migliori esempi di architettura militare in Sicilia. Ha già superato i 2500 anni di storia. Sotto il dominio dei romani, la torre, costruita su un isolotto, cadde in abbandono e fu ridotta a nido di colombe, che erano state usate come comunicazione. Durante quel periodo probabilmente divenne sede del culto pagano della dea Venere Ericina, della quale le colombe erano animale sacro. Furono gli Arabi in seguito a restaurarne l’uso come faro. L’attuale forma ottagonale risale al periodo medievale, quando venne ricostruita dagli aragonesi. Fu ampliata intorno al 1400, e divenne una fortificazione durante il regno di Carlo V, per difendere la città di Trapani dalle incursioni barbaresche. Le ultime trasformazioni arrivarono nell’XVII secolo su ordine del viceré Don Claudio Lamoraldo, Principe di Ligny. Dismessa la destinazione militare, la Colombaia venne trasformata in prigione dai Borboni, dopo i moti del 1821 e fino al 1860 ospitò i patrioti siciliani del Risorgimento, tra cui Michele Fardella, barone di Mokarta, che fu sindaco di Trapani nel 1861. Il monumento venne quindi utilizzato come carcere fino al 1965, quando fu inaugurato il penitenziario di san Giuliano, Da allora è finita in stato d’abbandono.