Sembrava essere tornata la calma in paese. Era la notte dell’8 marzo quando venne incendiata l’ultima auto a Castellammare del Golfo al culmine di un inizio di anno terribile, con una lunghissima scia di attentati. Dopo 2 mesi e mezzo le fiamme sono tornate a divampare nella cittadina marinara, facendo ancora tenere alta la tensione in un territorio dove la criminalità organizzata affonda forti le sue radici, come più volte denunciato in quest’ultimo periodo da associazioni antimafia e dal sindaco Marzio Bresciani. Questa notte il rogo è divampato in via Metastasio, una traversa di via Francesco Crispi, nei pressi della chiesa di San Giuseppe. Le fiamme hanno avvolto una Fiat 600 di proprietà di una donna di 22 anni, di professione parrucchiera. La giovane non risulta avere alcun precedente penale, né particolari legami di parentela. Apparentemente sembra essere lontana da ogni ambiente vicino alla criminalità. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco del distaccamento di Alcamo e i carabinieri della stazione castellammarese. L’incendio ha praticamente divorato il mezzo in pochissimi minuti ed è andato completamente distrutto. Le alte lingue di fuoco hanno danneggiato anche il prospetto dell’abitazione antistante l’auto e il motore di un condizionatore posto nella parte alta della parete. A causa proprio della violenza del rogo è andato tutto distrutto: i pompieri quindi non hanno potuto appurare con certezza che si sia trattato di dolo, in quanto sul posto non sono state tracce. Appare però difficile pensare all’ipotesi dell’autocombustione considerata per l’appunto la violenza dell’incendio. Si tratta della decima auto danneggiata dal fuoco a Castellammare. Tra il 7 e l’8 marzo per due notti consecutive sono stati incendiati un’altra auto in via Libertà e un camion di proprietà di un circo. Facendo ancora qualche passo indietro sono stati incendiati l’escavatore di due imprese edili, e poi altri danneggiamenti hanno riguardato l’auto di due casalinghe ed ancora incendiate due auto ed un fabbricato rurale di due incensurati, padre e figlio, e il mezzo di un allevatore. Su tutti gli episodi indagano carabinieri e polizia che mantengono il più stretto riserbo e non escludono che dietro questi episodi, o quantomeno per la maggior parte di essi, ci possa essere un’unica matrice. Non è però nemmeno escluso che ogni episodio possa essere scollegato. Segno quindi che la criminalità in questo contesto avrebbe un ruolo marginale e che tali fatti possano essere quindi ascrivibili ad una generale tensione sociale che si sta vivendo.