In tre sono stati rinviati a giudizio, una quarta persona sarà invece sottoposta a perizia psichiatrica e comunque ha chiesto il rito abbreviato. Si tratta dei quattro imputati nell’ambito delle indagini scaturite dalle violenze della comunità alloggio “Rosanna” di Castellammare del Golfo dove sono state documentate le terribili vessazioni a cui erano costretti i 14 anziani ricoverati. Il prossimo 3 luglio, davanti al giudice monocratico Franco Messina, dovranno comparire Anna Maria Bosco, 47 anni, Matteo Cerni di 67 anni, entrambi di Castellammare del Golfo, e Antonietta Marianna Rizzo, 32 anni, di Alcamo. Rito abbreviato condizionato è stato invece richiesto da Rosanna Galatioto, 48 anni, anch’essa castellammarese, che gestiva la casa di cura: in buona sostanza ha chiesto una perizia psichiatrica in quanto il suo legale ha sostenuto che la donna non stesse bene già all’epoca in cui furono documentate le violenze. Per la Galatioto il Gup, Emanuele Cersosimo, ha rinviato l’udienza al prossimo 29 maggio per il conferimento della perizia psichiatrica. Ammesse poi tutte le parti civili, una decina in tutto, tra anziani vittime delle vessazioni e loro parenti, e il Comune di Castellammare del Golfo. “Intanto il giudice – ha evidenziato l’avvocato Vincenzo Catanzaro che assiste il municipio castellammarese – ha ritenuto che vi fosse la necessità di un vaglio dibattimentale a fronte di contestazioni di rilevante gravità. Il sindaco ha mostrato alto senso di responsabilità istituzionale e umana al fine di rendersi partecipe di tutto l’iter procedimentale, finalizzato ad acclarare la fondatezza o meno dei gravissimi reati che non solo hanno subito inermi e sofferenti gli ospiti della casa di cura ma anche per tutelare l’immagini del territorio”. L’operazione scattò nel novembre scorso e venne coordinata dalla Procura di Trapani, portata avanti dai carabinieri della Compagnia di Alcamo, guidati dal capitano Giulio Pisani, e dal comandante della stazione di Castellammare del Golfo Luigi Gargaro. Galatioto, Bosco, Cerni e Rizzo sono stati inchiodati dalle telecamere e dalle cimici piazzate dai militari dell’Arma all’interno della comunità-alloggio che sorge in via Segesta. Indagini portate avanti con metodi tradizionali dal momento che dall’interno della stessa struttura non è mai trapelato nulla per il clima di terrore che si era instaurato. Infatti i quattro avrebbero fatto ricorso spesso alle minacce per evitare che gli anziani potessero dire qualcosa ai parenti. Anzi, quando questi si ribellavano venivano per l’appunto sottoposti ad angherie anche peggiori. Tra gli episodi più terribili che sono stati raccontati dal Gip quello che un’anziana veniva schiaffeggiata e derisa perché con problemi di incontinenza e sporcava continuamente il pannolone; oppure ad un altro degente veniva fatto pulire con il corpo la saliva che accidentalmente perdeva dalla bocca e finiva sul pavimento. Tanto che lo stesso gip paragonava la casa di cura a un “lager”. Gli inquirenti hanno evidenziato “l’intrinseca pericolosità degli indagati che hanno agito in modo spregiudicato, violentissimo e senza soluzione di continuità, nonostante le persone anziane fossero state affidate alle loro cure dai prossimi congiunti”.