Casa Memoria, resta al comune di Cinisi il casolare. Indennizzo per i Badalamenti

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E’ ufficiale: il casolare di Cinisi, dove venne ucciso Peppino Impastato, rimarrà al comune. Lo hanno stabilito i giudici della Corte di Assise di Palermo, presieduta da Vincenzo Terranova che ha assegnato all’ente comunale l’immobile di Contrada Feudo, appartenuto alla famiglia del boss Gaetano Badalamenti. Il Comune di Cinisi, a sua volta, dovrà dare, in solido con l’Agenzia dei beni confiscati, 71.000 euro agli eredi del capomafia, Leonardo e Vito Badalamenti e Teresa Vitale.

L’immobile era stato inserito, per errore nel 2014 tra i beni confiscati a Tano Badalamenti e restituito di fatto al figlio Leonardo, con sentenza del 2020: quest’ultimo, infatti, aveva chiesto la correzione dell’errore in quanto l’edificio era una donazione della sorella al boss e non quindi acquisto di proventi illeciti.

I giudici, accolta la richiesta, ne aveva disposto la restituzione. Ne era nata una controversia tra il Comune di Cinisi e gli eredi del capomafia: il primo cittadino, Giangiacomo Palazzolo, dopo aver investito oltre 400 mila euro per la ristrutturazione del casolare ed avervi svolto all’interno attività sociali sin dal 2010 (la cui la valorizzazione della razza bovina Cinisara), decise nel 2021, a provvedimento definitivo, di assegnare l’immobile alla onlus “Casa Memoria” e consegnato le chiavi a Giovanni Impastato, fratello di Peppino e alla nipote Luisa.

Lo stesso sindaco di Cinisi, insieme all’Agenzia per i beni confiscati, avevano chiesto ai giudici di poter tenere il casolare pagandone eventualmente il valore ai reali proprietari. Richieste oggi accolte dalla Corte d’Assise palermitana: secondo i giudici, infatti, “la finalità della norma è proprio quella di preservare il preminente interesse pubblico, laddove si siano consolidate situazioni obiettivamente impeditive di una restituzione o comunque soggette a grave pregiudizio per la collettività”.

Secondo la Corte d’Assise, che si è affidata ad un perito, “non può dubitarsi che la restituzione dell’immobile agli eredi Badalamenti pregiudicherebbe l’interesse pubblico, perseguito attraverso l’impiego per oltre un decennio di uno spazio aperto a tutta la comunità. Tanto più che per la ristrutturazione sono stati impiegati ingenti fondi di provenienza pubblica”.