Arresto di Roger Burri a Castellammare del Golfo, battaglia per l’estradizione

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Era arrivato a Castellammare del Golfo perché invitato al matrimonio di un amico. Quando ha fornito la carta d’identità per la registrazione in un albergo è scattata la segnalazione e sul posto è arrivata la polizia. Per Roger Burri, 60 anni, ingegnere svizzero, sono scattate le manette perché su di lui pende un mandato di arresto europeo emesso dal Tribunale Regionale Essen (Germania) per avere, secondo l’accusa, in concorso con altri soggetti, gestito senza le dovute autorizzazioni un grosso quantitativo di rifiuti tossici (circa 473,6 tonnellate di mercurio elementare), per la rimozione illegale di rifiuti, in violazione di divieti e senza le necessarie autorizzazione  nonché del trasferimento illegale di rifiuti pericolosi, determinando un guadagno per milioni di Euro. Dopo l’arresto è iniziata la battaglia contro l’estradizione in Germania. Roger Burri, titolare in Svizzera, di due aziende che si occupano dello smaltimento di rifiuti metallici non ferrosi; società leader nel mondo che vanta rapporti commerciali in Russia, Belize, Gran Bretagna, Turchia, Cina, Israele ed India. Il suo giro di affari ammonta ad oltre venti milioni di euro. A seguito dell’arresto in Italia, da settembre scorso è stato rinchiuso nelle carceri di Trapani. Da allora è iniziata  una battaglia giudiziaria portata avanti dai difensori del Burri, Antonino Vallone e Valentina Milazzo. Per ben per due volte annullate dalla Corte Suprema di Cassazione, le sentenze di estradizione emesse dalla Corte di Appello di Palermo. In Germania rischia una condanna fino a dieci anni. Venerdì scorso nuovo annullamento della Corte di Cassazione e gli atti processuali tornano per la terza volta presso la Corte di Appello di Palermo, la quale dovrà decidere in merito alla domanda di estradizione di Roger Burri avanzata dallo Stato tedesco. Si preannuncia pertanto uno nuovo capitolo della vicenda processuale di rilevanza internazionale. E continua il braccio di ferro tra la giustizia italiana e tedesca e la difesa che continuerà a portare avanti le sue tesi contro l’estradizione. I due difensori del Burri hanno dimostrato, per come specificato dalle due pronunzie della Suprema Corte: “che c’è stato un travisamento delle normative transnazionali in materia di rifiuti pericolosi-dice l’avvocato Antonino Vallone- e violato i diritti garantiti dalla nostra costituzione”. Ora un nuovo processo.