Le indagini dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Monreale, dirette dalla Procura della Repubblica di Palermo (Procuratore Aggiunto dott. Antonio Ingoia e Sostituto Procuratore dott. Francesco Del Bene), relative alla commissione di estorsioni ed attentati incendiari avvenuti nel territorio di Partinico, avevano portato all’operazione denominata in codice “The End”, che il 30.11.2010 consentendo l’arresto di Giovanni e Leonardo Vitale (attualmente detenuti e sottoposti al regime carcerario del 41 bis), figli del boss ergastolano Vito Vitale, oltre che l’arresto di altri numerosi sodali, disarticolando di fatto il mandamento mafioso di Partinico.
Nell’ambito di quelle indagini era emersa un’altra vicenda estorsiva che coinvolgeva Michele Vitale, nato a Partinico il 23.04.1992, già detenuto, ultimogenito del boss ergastolano Vito Vitale, all’epoca dei fatti contestati minorenne, tratto in arresto in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere della Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni di Palermo (Sostituto Procuratore dott.ssa Caterina Bartolozzi).
Le intercettazioni telefoniche dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Monreale nei confronti di Michele Vitale hanno permesso di documentare che il giovane era destinato, malgrado la minore età, a seguire le orme dei fratelli maggiori Giovanni e Leonardo, cominciando a scalare le tappe della propria carriera criminale cimentandosi in azioni delittuose concernenti reati contro il patrimonio mediante violenza sulle persone.
In particolare l’attività investigativa ha ricostruito un ulteriore episodio in cui Michele Vitale, avvantaggiandosi della forza di intimidazione dovuta al vincolo associativo ed al ruolo di vertice in seno al sodalizio mafioso dei membri della propria famiglia, con le condizioni di assoggettamento che ne scaturivano, al fine di procurarsi un ingiusto profitto, ha indotto un privato cittadino, mediante violenza psicologica, a richiedere ed ottenere un finanziamento, per reperire la somma necessaria per l’acquisto di un motociclo, da una concessionaria di Partinico. Costringendo poi lo stesso concessionario a consegnare il motociclo senza corrispondere il prezzo dovuto, che pagò soltanto un mese dopo e comunque in misura inferiore a quanto concordato.