Appello dei gesuiti per la chiesa del Collegio di Alcamo. É chiusa da sei anni

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Una delegazione formata da tre gesuiti provenienti da Casa Professa di Palermo ieri ad Alcamo per l’ennesimo tentativo di ”salvare la chiesa del Collegio”, chiusa dal novembre 2016 per la caduta di calcinacci. La grande facciata, in stile barocco, è il biglietto da visita per coloro i quali transitato per la piazza Ciullo, cuore della città, dove si svolgono tante manifestazioni e passaggio obbligato per consiglieri e amministratori.  Vertici. Sopralluoghi. Appelli dei fedeli fino ad oggi sono caduti nel vuoto e lentamente si stanno degradando le opere d’arte custodite nella chiesa, seconda in città, per grandezza. I gesuiti arrivarono ad Alcamo nel 1650 e nel 1866 furono costretti ad andare via per la soppressione degli Ordini religiosi. Tornarono nel 1906 e vi rimasero sino al 2007, anno della fine della loro permanenza in città a causa della mancanza di vocazioni. I gesuiti hanno formato numerosi giovani diventati poi illustri professionisti.

La chiusura ha costretto il rettore padre Vito Filippi a trasferire le funzioni religiose nella vicina, ma piccolissima, chiesa della Sacra Famiglia che non può ospitare più di 40 persone. In più occasioni i fedeli hanno lanciato appelli e anche le promesse dei politici sono rimaste nel campo delle pie intenzioni. La chiesa è di proprietà del Demanio che deve mettere a disposizione i fondi per gli interventi di manutenzione e sicurezza dl tempio. Durante un sopralluogo di alcuni anni fa si parlò di una spesa di 500 mila euro. Ma col passare del tempo sono necessari più fondi perché il degrado continua ad avanzare. Le cinque nicchie ospitano santi e arcangeli. Opere d’arte così come quelle ospitate all’interno della chiesa i cui lavori iniziati nel 1684, a cura dei gesuiti, furono ultimati nel 1767. La caduta di calcinacci, avvenuta nel novembre di sei anni fa, ha indotto le autorità a chiudere la chiesa. Il problema è stato causato dal guano dei colombi, che otturò gli scarichi delle acque piovane. Un lento e inesorabile declino con il serio rischio che importanti opere d’arte vadano irrimediabilmente perdute.

A lanciare più volte l’allarme è stato  il professor Giuseppe di Giovanni, alcamese, ordinario di Tecnologia della facoltà di architettura, università di Palermo. Già è stato presentato il progetto, di consolidamento e restauro alla Sovrintendenza, ma non arrivano i finanziamenti per i lavori. Alle prese dunque con i tempi biblici della politica e burocrazia mentre il degrado ha iniziato ad aggredire beni artistici di notevole valore come la pala del Renda, tele raffiguranti Sant’Ignazio di Loyola, San Francesco Saverio e la Natività. La caduta di calcinacci dalla parente prospicente la via Mazzini, sei anni fa, determinò la chiusura della chiesa, molto frequentata. La domanda ricorrente dei fedeli a padre Filippi: quando potremo tornare al Collegio? Il sacerdote sconsolato allarga le braccia. Ora i gesuiti sono tornati ancora una volta alla carica