Appello a carico di Pino Maniaci, rinvio all’11 febbraio. PG ha chiesto 9 anni

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Slittata di un paio di mesi l’udienza del processo a carico di Pino Maniaci che si sarebbe dovuta svolgere la scorsa settimana. La decisone del presidente della quarta sezione penale della corte d’appello di Palermo, Luciana Caselli, è arrivata dopo la richiesta di legittimo impedimento da parte dei legali del ‘deus ex machina’ di Tele Jato, Bartolo Parrino e Antonio Ingroia. I legali erano infatti impegnati in un altro processo, fra l’altro di mafia, con la presenza in aula di detenuti. La corte, giudici a latere Fabrizio Guercio e Guglielmo Nicastro, ha quindi disposto il rinvio, su richiesta della difesa, a martedì 11 febbraio. Pino Maniaci è accusato di estorsione e diffamazione. Per il primo reato venne assolto con formula piena nell’aprile del 2021 mentre venne condannato a un anno e cinque mesi per avere diffamato il giornalista Michele Giuliano, il cronista Nunzio Quatrosi e il pittore Gaetano Porcasi. La procura aveva invece chiesto una condanna di ben undici anni e sei mesi. L’assoluzione è stata però impugnata dalla stessa procura di Palermo e nel nuovo processo sono stati chiesti nove anni e sei mesi di carcere per il vulcanico Pino Maniaci dopo che la corte ha ascoltato nuovamente i testi Gioacchino De Luca, ex sindaco di Borgetto, e Giuseppe Panettino, portavoce dell’ex primo cittadino. La vicenda giudiziaria del direttore di Tele Jato cominciò nel 2016 quando venne coinvolto nell’operazione Kelevra che portò in carcere alcuni mafiosi locali anche se per il giornalista non venne formulata alcuna accusa di mafia. L’estorsione, reato invece contestato, sarebbe stata commessa, per un importo di 366 euro, nei confronti dell’ex sindaco di Borgetto, Gioacchino De Luca, e di Salvatore Lo Biundo, ex primo cittadino di Partinico. A Maniaci viene contestato anche di aver imposto a un assessore di Borgetto l’acquisto di duemila magliette con il logo della sua emittente televisiva.