Altri sbarchi nel decennale della tragedia. In quasi 300 a Pantelleria

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Anche in occasione del decennale della più grande tragedia di migranti in mare, avvenuta al largo di Lampedusa il 3 ottobre del 2013, non si sono fermati gli sbarchi sulle nostre coste. Anche ieri durante la Giornata della Memoria e dell’Accoglienza indetta proprio dopo quel terribile naufragio. In soli quattro giorni gli sbarchi sull’isola di Pantelleria hanno portato ben 282 migranti, per lo più di nazionalità tunisina, approdati con piccole imbarcazioni. Un flusso continuo che scaturisce da un fenomeno storico di enorme rilievo e che spesso ha portato a tragedie e naufragi. Se si volesse quantificare il numero di migranti morti e dispersi nelle acque del Mar Mediterraneo, dal 2014 al giorno d’oggi, se ne conterebbero ben 28 mila. Il “viaggio della speranza”, quello che molti compiono per arrivare verso l’Italia, si conferma il più pericoloso sulla rotta mediterranea. Dal primo gennaio 2023 sono 2.100 gli extracomunitari morti o dispersi.  La Sicilia, e le coste delle isole della zona occidentale (Lampedusa e Pantelleria su tutte)  è il principale punto di approdo dei migranti in fuga dal proprio paese d’origine alla ricerca di una vita migliore, verso l’Europa. Tra le persone in fuga si contano sempre più minori, dai 14 ai 17 anni d’età, che – se arrivati sulla terraferma in vita – sognano di trasferirsi soprattutto in Francia. I dati sul numero dei recenti sbarchi a Pantelleria sono stai diffusi dal sindaco dell’isola pantesca Fabrizio D’Ancona che ha anche spiegato come i migranti riescano ad arrivare direttamente sulle coste dell’isola con piccole imbarcazioni, spesso abbandonate nei luoghi degli attracchi. In alcuni casi – sempre secondo quanto diramato dal primi cittadino – sono arrivate barche più grosse con a bordo una volta 40 migranti e un’altra volta 116. Gli extracomunitari, che spesso arrivano a Pantelleria stremati, vengono accolti, curati e rifocillati nell’ex caserma Barone, punto di accoglienza. In queste ore si sta invece già definendo  il trasferimento al centro di prima accoglienza di contrada Milo a Trapani.