Alluvioni a Nubia, i cittadini chiedono risarcimento danni. Presentata denuncia

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Ammontavano a 50 milioni di euro i danni causati dall’alluvione che lo scorso 13 ottobre aveva colpito diverse zone della provincia di Trapani tra strade dissestate, fognature esplose, pompe di sollevamento delle acque in corto circuito e impianti di illuminazione pubblica. L’alluvione, aveva colpito, in particolare, i comuni di Misiliscemi e Salemi, inondati dallo straripamento del fiume Verderame insieme alle frazioni di Salinagrande e Nubia.

Ed è proprio quest’ultima che, colpita anche dalla precedente e violenta pioggia del 26 settembre, ha condotto alcuni cittadini a presentare richieste di risarcimento danni al comune di Paceco, all’Autorità di Bacino e, per conoscenza, anche alla Protezione Civile. Alla richiesta di risarcimento, ha fatto seguito il deposito di una denuncia – querela alla Procura della Repubblica di Trapani per accertare eventuali profili di illiceità penale, in merito a quanto accaduto, ed  in capo agli enti interessati.

A farsi portavoce delle istanze dei cittadini di Nubia è l’avvocato trapanese Maria Giustiniano: “Una delle principali problematiche sollevate dagli abitanti della frazione è l’omissione, da parte degli enti preposti, di una adeguata programmazione e corretta esecuzione dei necessari   interventi   di   manutenzione   ordinaria   e   straordinaria,   con   conseguenti interventi in emergenza quando i danni sono già procurati – spiega l’avvocato. E’ compito, infatti, delle  amministrazioni  non  solo  custodire  i  beni,  ma  attuare  quelle regole cautelari e quelle misure necessarie per tutelare l’incolumità dei cittadini, da una fonte di pericolo cui tali soggetti possono essere esposti.

Il presupposto, infatti, non è quello di impedire il verificarsi dell’evento in quanto naturale, ma quello di prevenire”. Mancato deflusso di acque piovane, mancata manutenzione dei canali di scolo delle acque meteoriche, caditorie ostruite dalla crescita spontanea delle vegetazione e dai rifiuti: tutte cause già conosciute e verificate dalla Protezione Civile regionale che, lo scorso mese, in occasione del “botta e risposta” col comune di Trapani, aveva accertato la presenza sul territorio di “un’efficiente manutenzione ordinaria delle caditorie, dei tombini, ostruzioni e tubazioni che avevano causato lo scoppio di alcuni tratti”.