Alcamo-Cittadinanza onoraria a Giuseppe Gulotta, lanciata petizione

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Ventidue anni in carcere da innocente, strappato appena maggiorenne alla famiglia e alla sua città, torturato e vittima di depistaggi. Oggi Giuseppe Gulotta, 59 anni, torna nella sua città di origine, Alcamo, per ricevere la cittadinanza onoraria.

A tributargliela il consiglio comunale che ieri sera si è riunito al centro congressi Marconi in sessione aperta per dare questa onoreficenza: una pergamena consegnata dalle mani del sindaco Domenico Surdi ed una targa data dal presidente dell’assemblea civica Baldo Mancuso.

Una storia davvero ai limiti della realtà quella che ha coinvolto Gulotta, accusato di essere stato l’autore con altri due coetanei della strage della casermetta dei carabinieri di Alcamo marina nel gennaio del 1976. Per lui 22 anni di carcere e torture subite per confessare ciò che in realtà non aveva mai fatto. Era stato condannato in via definitiva all’ergastolo.

E’ stata necessaria la confessione di un ex brigadiere dei carabinieri preso dal rimorso, Renato Olino, per far riaprire il processo: il militare sostenne che la confessione di Gulotta venne estorta con la tortura, dall’elettroshock all’annegamento simulato e ad una lunga serie di pestaggi. C’è stata la revisione del processo e l’assoluzione con formula piena per non aver commesso il fatto.

Nel frattempo Gulotta si è rifatto una vita in provincia di Firenze. Ieri con commozione ha preso tra le mani quei riconoscimenti anche se la città lo ha dimenticato e gli ha anche voltato le spalle negli anni più bui. Recentemente gli è stato anche riconosciuto un risarcimento da 6 milioni e mezzo di euro per l’ingiusta detenzione, grazie al sostegno di due legali che hanno sempre creduto in lui, Baldassare Lauria e Pardo Cellini.

Una storia che ha toccato il cuore di tutta Italia e proprio per questo motivo è destinata a far parlare ancora di sè. Intanto il consiglio comunale ieri ha voluto lanciare una petizione.

La città in questo modo ha voluto in qualche modo riabilitarsi nei confronti del suo concittadino riconoscendogli un calvario giudiziario ma soprattutto umano.