Alcamo-A rischio la fusione tra le banche “Don Rizzo” e “Grammatico”

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E’ destinata probabilmente a saltare, almeno per il momento la fusione tra la Banca di credito cooperativo don Rizzo di Alcamo e la senatore Pietro Grammatico di Paceco.  Proprio due giorni fa, ovvero domenica scorsa, l’assemblea dei soci della banca don Rizzo ha deliberato la fusione. Per tale progetto arriva dunque un vero e proprio fulmine poiché, per la prima volta in Italia, è stata proposta l’amministrazione giudiziaria di una banca.  Programmi, progetti e scadenze dunque da rivedere per gli amministratori della banca don Rizzo, Infatti da ieri la Banca di credito cooperativo di Paceco, con le sue cinque filiali, è  sotto amministrazione giudiziaria. L’operazione è stata eseguita dal Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Palermo, su disposizione della sezione di Misure di prevenzione del Tribunale di Trapani su richiesta della Dda di Palermo. L’amministrazione giudiziaria è stata affidata ad Andrea Dara con la Pricewaterhouse Coopers. “La misura viene adottata quando si ritiene che una determinata impresa possa essere coinvolta in contatti e in attività collegati alla criminalità organizzata. E questa è una delle ipotesi del caso che ci riguarda”, ha spiegato ai giornalisti il procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi, che ha coordinato l’inchiesta con il Procuratore aggiunto Dino Petralia. L’amministrazione giudiziaria riguarda le cinque filiali dell’istituto di credito: una a Paceco, una a Marsala, una a Dattilo e una Napola e una a Trapani. Tra le operazioni della banca emerge il prelievo di una somma di 100 mila euro da parte della moglie di Francesco Milazzo, fratello di Cristoforo, oggi collaboratore di giustizia. Dice il procuratore della Repubblica di Palermo Francesco Lo Voi: “La Banca di credito cooperativo di Paceco ‘Senatore Pietro Grammatico è stata gestita e amministrata negli ultimi anni, e addirittura dalla sua creazione, da soggetti in contatto con ambienti legati alla criminalità organizzata o da soggetti ritenuti vicini alla mafia e massoneria”. Gli investigatori hanno anche esaminato le ispezioni eseguite dalla Banca d’Italia. “Sono emersi anche dei collegamenti con la massoneria – dice il Procuratore aggiunto Dino Petralia.  Durante l’inchiesta coordinata dalla Procura di Palermo è emerso che 326, tra soci e rappresentanti della banca, avevano avuto problemi giudiziari. E tra loro undici per collegamenti con la criminalità organizzata. L’indagine che ha portato all’amministrazione giudiziaria della Banca di credito cooperativo di Paceco è partita grazie a una consulenza tecnica fatta nell’ambito di una misura di prevenzione a carico di Filippo Coppola, condannato per mafia. “Con l’amministrazione giudiziaria della Banca di credito cooperativo ‘Pietro Grammatico di Paceco si rimetterà la gestione della banca in ordine, e in questo modo si tuteleranno principalmente i correntisti sani”. Lo ha detto il Procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi.