Strage di Alcamo Marina. Richiesta milionaria ai carabinieri, attesa sentenza

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20120213 REGGIO CALABRIA CLJ Sentenza della Corte d’appello di Reggio Calabria nei confronti di Giuseppe Gulotta, oggi 55enne, assolto dall'accusa per la strage alla casermetta di Alcamo Marina, in provincia di Trapani nella foto insieme algli avvocati da destra verso sinistra Pardo Cellini, Baldassarre Lauria FOTO ANSA/FRANCO CUFARI

Una sentenza destinata a fare giurisprudenza. La emetteranno a giorni  i giudici del tribunale civile di Firenze dove per la prima volta nella storia è stata citata per danni l’Arma dei carabinieri, l’istituzione più amata dagli italiani. A chiedere un risarcimento milionario: 66 milioni e 674 mila euro è stato l’alcamese Giuseppe Gulotta, scagionato dopo 25 anni e già in parte risarcito dallo Stato, dall’accusa di avere fatto parte del commando che nel gennaio del 1976 trucidò due carabinieri: Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta  nella casermetta di Alcamo Marina. Gulotta, assistito dagli avvocati Saro Lauria e Pardo Cellini, ha citato anche il ministero dell’Interno, la Presidenza del consiglio dei ministri, il ministero dell’Economia e finanze e tre carabinieri, da tempo in pensione, per i  quali  è scattata la prescrizione per il reati di sequestro di persona e lesioni gravissime. La richiesta, contenuta nell’atto di citazione di 40 pagine presentato nel giugno di tre anni fa riguarda non solo l’ingiusta detenzione ma anche le torture subite in una casermetta di contrada Sirignano, territorio di Calatafimi, Torture che costrinsero Gulotta e altri due giovanissimi  imputati alcamesi, anche loro assolti  risarciti, a confessare un duplice ed efferato delitto che, secondo le risultanze dei processi di revisione, non hanno commesso.

Secondo la Suprema corte “per le torture e fatti illeciti subiti durante la fase delle indagini, seguite alla strage nella casermetta, la responsabilità ricade su chi li ha commessi”. Quella notte ad “interrogare” i tre giovani furono militari dell’Arma. Sempre secondo la Cassazione “il danno morale e biologico va liquidato in altra sede. Da qui la richiesta del risarcimento, presentata dagli avvocati Pardo  Cellino e Saro Lauria ai giudici del tribunale civile di Firenze. Giuseppe Gulotta ha trascorso in carcere oltre 22 anni.  Ha scontato buona parte della condanna nel carcere di San Gimignano, provincia di Siena, e oggi vive a Certaldo (Firenze) circondato dall’affetto della moglie e da tutti i familiari. Già ha riscosso la somma di sei milioni di euro ed ha aiutato la parrocchia di Certaldo, che gli è stata sempre vicina. Ha raccontato in un libro la sua terribile storia.

Anche Ferrantelli e  Santangelo per l’ingiusta detenzione hanno avuto il risarcimento di un milione e 100mila  euro ciascuno. E anche  gli eredi di Giuseppe Mandalà, il bottaio di Partinico moto in carcere,  sei milioni e mezzo. I Mandalà  hanno citato “in sede civile per i danni morali e biologici subiti nel lunghissimo calvario l’Arma dei carabinieri. Chiedono un risarcimento da 56 milioni”. A far riaprire il caso è stato l’ex brigadiere dei carabinieri Renato Olino, che con nelle sue rivelazioni ha raccontato di essere stato presente alle torture e alle dichiarazioni estorte con violenza. E dopo 46 anni restano ignoti mandanti ed esecutori della strage di Alcamo Marina. A giorni la sentenza dei giudici di Firenze