“Blue Wave”, contrabbando di sigarette tra Tunisia e Sicilia. Chieste condanne per “trapanesi”

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Operazione “Blue Wave” sul traffico di sigarette di contrabbando: la Procura Europea ha richiesto la condanna dei componenti dell’organizzazione criminale, composta da tunisini, trapanesi e palermitani, colpevoli di aver messo in atto un’organizzazione criminale transnazionale, operante tra  Tunisia e Sicilia, finalizzata al contrabbando di ‘bionde’ provenienti dal Nord-Africa. Il sistema di trasporto prevedeva l’invio della merce su imbarcazioni, chiamate “nave madri”, provenienti dalle coste nordafricane le quali, in prossimità delle coste siciliane, si incontravano con natanti di piccole dimensioni provenienti dall’Italia, sui quali venivano trasferite le casse.

Le aree maggiormente coinvolte erano quelle del trapanese e principalmente i territori di Mazara del Vallo, Marsala e Campobello di Mazara. Le sigarette, una volta approdate sulla costa, erano stoccate in magazzini mazaresi, presso i quali l’organizzazione palermitana si approvvigionava. Un businnes che avrebbe comportato un ingente danno proprio alle casse dell’Unione Europea: circa 600 mila euro di dazi doganali evasi, oltre 4 milioni e 200 mila euro di accise non versate e circa un milione e 300 mila euro di Iva non corrisposta. Già lo scorso mese di novembre le indagini della Guardia di Finanza, avviate a partire dal 2019, avevano condotto all’arresto di 13 persone e al sequestro di 23 tonnellate di sigarette e beni per oltre 800 mila euro.

Un totale di 115 anni di reclusione quello richiesto adesso dalla Procura Europea nei confronti di Vito Agnello, Francesco Bertuglia, Fabio Bruno, Alfredo Caruso, Giulio Di Maio, Giuseppe Giacomo Licata, Antonino Lo Nardo, Calogero Stassi e Bertolomeo Bertuglia (quest’ultimo, originario di Campobello di Mazara ed ex militare della guardia costiera, era stato arrestato a novembre con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al contrabbando). Insieme a loro, altri esponenti del contrabbando africano tra i quali spiccano i nomi di Walid Mirghli, a capo del gruppo di trafficanti con base nel territorio trapanese, e Ahmed Zaabi, referente per la Tunisia.