Non si placano le tensioni al CPR di Milo, ora scattano gli arresti. Le accuse sono di violenze, minacce, resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato. Sette persone, trattenute presso il Centro di Rimpatrio di Milo a Trapani sono state arrestate dalla Polizia nelle scorse ore. Un’escalation di violenza dopo le tensioni dei giorni scorsi quando erano montate le proteste dei migranti per le condizioni di vita disumane all’interno del centro. Alcuni dei 150 migranti trattenuti hanno avviato da giorni lo sciopero della fame come segno di protesta verso i maltrattamenti subiti.
Diverse segnalazioni sono arrivate dalla Rete siciliana contro il confinamento che segnala anche presunti tentativi di suicidio e casi di autolesionismo. Nei giorni scorsi nuovi episodi di pestaggi erano stati denunciati da attivisti e testimoni, dopo un video girato da uno dei migranti e reso pubblico dal suo legale. ‘Aiuto, siamo pieni di sangue!’, si sente distintamente nell’audio diffuso, ‘Stanno entrando con i bastoni per menarci’. Secondo la testimonianza dell’attivista Teresa Florio, del gruppo ‘Mai più lager’ i pestaggi sarebbero avvenuti con l’uso di manganelli e calci, spesso ai danni di persone ammanettate, all’interno di celle, bagni o nell’infermeria, lontano da telecamere e testimoni. La situazione è ancora più drammatica perché si tratta per la maggior parte di giovanissimi.
L’episodio di violenza al CPR di Milo sarebbe scaturito come rappresaglia dopo che un migrante, utilizzando uno smartphone, aveva cercato di denunciare un tentativo di suicidio per impiccagione all’interno della struttura. Il pestaggio sarebbe avvenuto subito dopo. Il Cpr di Trapani è gestito dalla cooperativa Ekene, la stessa che si occupa del centro di Gradisca, dove dal 2019 si sono registrati quattro morti. Quello di Milo non è un caso isolato. Le condizioni dei Cpr italiani sono state più volte denunciate da associazioni per i diritti umani e organizzazioni internazionali e il dibattito sull’efficacia dei CPR resta aperto.