Tempi di attesa biblici per una visita specialistica, convocato vertice alla Regione

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Tempi biblici per una prestazione sanitaria in un ospedale. Tempi biblici per una visita necessaria per verificare il proprio stato di salute. Visita medica richiesta quando chiaramente si accusa un malore. La sanità pubblica fa acqua da tutti i lati. Ma per una visita in un privato sufficienti poche ore: occorre scucire tanti soldi. Molti pensionati e non solo hanno rinunciato alle cure non potendo sostenere le spese. Una Regione e uno Stato che non riescono a garantire assistenza tempestiva e professionale deve recitare il mea culpa per il fallimento. Carenze di medici in ospedali e non solo, come è drammaticamente emerso durante il covid che ha ripreso a marciare. E poi i medici in prima linea quelli del pronto soccorso bersaglio di aggressioni, mentre per i chirurghi denunce facili spesso per cercare di spillare denaro.

Sanità in crisi anche per i tagli dei finanziamenti verificatisi nell’ultimo decennio. Intanto una lettera è partita ieri, firmata dal direttore della Pianificazione strategica dell’assessorato regionale alla Salute, Salvatore Iacolino, e indirizzata a direttori e commissari di Asp e aziende ospedaliere, richiamati all’ordine per il prossimo 11 settembre, davanti al governatore Renato Schifani e al titolare della Sanità siciliana, Giovanna Volo, per «comunicare i risultati conseguiti con particolare riferimento alle attività di riprogrammazione dell’offerta», come previsto dalla direttiva emanata dalla Regione poco prima di Ferragosto per abbattere le liste d’attesa accumulate nel tempo ed “esplose” durante la pandemia.

In buona sostanza, nell’ambito della Rete regionale per il recupero delle prestazioni avviata di recente, il dipartimento della Pianificazione farà un primo “esame” ai manager sanitari, per capire se hanno superato lo step numero uno previsto dal cronoprogramma (a cadenza mensile) del Piano messo a punto da Iacolino insieme a Schifani e Volo: la riprogrammazione delle prenotazioni di ricovero e ambulatoriali, anche attraverso la cancellazioni delle visite o degli interventi che non servono più e, laddove necessario, con l’aiuto della sanità privata.