La Sicilia, una delle regioni in cui è più difficile accedere all’interruzione volontaria di gravidanza ha appena approvato una norma senza precedenti in Italia. L’Assemblea regionale siciliana ha infatti dato il via libera a una legge che obbliga esplicitamente gli ospedali pubblici ad assumere medici non obiettori di coscienza, per garantire finalmente l’applicazione concreta della legge 194 del 1978, che tutela il diritto delle donne ad abortire. La norma arriva in un contesto drammatico: secondo l’ultima relazione del ministero della Salute, aggiornata a dicembre 2024, in Sicilia il 81,5% dei ginecologi è obiettore di coscienza. La percentuale sale al 73,1% tra gli anestesisti e all’86,1% tra il personale non medico.
Basti pensare che in provincia di Trapani c’è solo un medico non obiettore. La nuova legge stabilisce che ogni azienda sanitaria dovrà garantire aree dedicate all’Interruzione volontaria di gravidanza e dotarle di personale “idoneo e non obiettore”. Ma soprattutto -ed ecco qual è il punto senza precedenti- introduce una novità cruciale: i concorsi dovranno contenere una clausola di risoluzione del contratto qualora un medico assunto come non obiettore cambi idea dopo l’assunzione. Si tratta dunque, per la prima volta, di selezioni riservate esclusivamente a personale disposto fattivamente a garantire il servizio. L’emendamento è stato proposto nel 2023 dal deputato del Partito democratico Dario Safina, poi inserito nel disegno di legge più ampio e approvato a voto segreto con 27 sì e 21 no. Considerate le assenze tra i banchi dell’opposizione, in modo in parte sorprendente, almeno una decina di deputati della maggioranza di destra hanno sostenuto la norma. Con questa legge, la Sicilia si muove in controtendenza rispetto all’inerzia nazionale. Ora resta da vedere se la norma sarà applicata con rigore o resterà solo un buon principio sulla carta.