Oggi ricorre il 32esimo anniversario della strage di via D’Amelio, un giorno che ha segnato profondamente la nostra Nazione. Vittime del vile attentato il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Agostino Catalano e Claudio Traina, che hanno «sacrificato la loro vita nella lotta contro la mafia. La tremenda strage 57 giorni dopo l’attentato di Capaci, ha costituito l’apice della strategia terroristica condotta dalla mafia. Con atti spietati di guerra, si voleva piegare lo Stato e sottomettere la società. Le Istituzioni e i cittadini lo hanno impedito. Gli assassini a capo dell’organizzazione criminale sono stati assicurati alla giustizia, il sacrificio di chi ha difeso la legalità e la libertà è divenuto simbolo di probità e di riscatto. Ora il testimone è nelle mani di ciascuno di noi”. Lo dice il presidente Sergio Mattarella nell’anniversario della strage, “Il primo pensiero è rivolto ai familiari dei caduti, al loro infinito dolore, alla dignità con cui, a fronte della disumana violenza mafiosa, hanno saputo trasmettere il senso del bene comune e hanno sostenuto la ricerca di una piena verità sulle circostanze e i mandanti dell’attentato. Questa ricerca è stata ostacolata da depistaggi. Il cammino della giustizia ha subito tempi lunghi e questo rappresenta una ferita per la comunità. Il bisogno di verità è insopprimibile in una democrazia e dare ad esso una risposta positiva resta un dovere irrinunciabile”, esorta Mattarella. Dai dibattiti ai libri, dalla musica al teatro, cortei e fiaccolate tra i numerosi appuntamenti per ricordare l’anniversario dell’attentato al giudice Borsellino. Trentadue anni dopo, la strage di via D’Amelio rimane avvolta dai misteri. Tra depistaggi, accordi perversi tra mafia e pezzi deviati dello Stato, la verità su una delle pagine più buie della storia italiana appare ancora lontana.
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