All’interno della vasca dell’impianto fognario in cui, un paio di settimane fa a Casteldaccia, persero la vita cinque operai, fra cui due alcamesi e un partinicese, erano presenti ancora residui di gas tossici. Durante il sopralluogo si sono quindi calati all’interno soltanto i vigili del fuoco del NIA, dotati di maschere antigas, che hanno stabilito che nessun altro sarebbe potuto entrare per questioni di sicurezza. Sono così rimasti all’esterno i due super-consulenti nominati dalla procura di Termini Imerese, i torinesi Ivo Pavan, docente universitario di chimica industriale, e l’ingegnere chimico Maurizio Onofrio, e gli avvocati delle famiglie delle cinque vittime. Sono invece scesi all’interno dell’impianto fognario, sempre dotati delle necessarie maschere antigas, i tecnici di ARPA Sicilia per effettuare i prelievi dei liquidi sia in superficie che ad ottanta centimetri di profondità. E’ stata altresì effettuata una verifica agli impianti di una cantina di una nota casa di produzione vinicola che sorge al confine con la ‘vasca fognaria killer’. I vertici dell’azienda hanno fornito documentazione ed autorizzazioni in loro possesso.
Durante il sopralluogo all’interno dell’impianto è stata anche notata la formazione di quel famigerato tappo che, quel tragico 6 maggio, aveva bloccato l’inserimento della sonda dell’autospurgo e che quindi aveva spinto gli operai a calarsi all’interno. Gli avvocati della TEK, l’azienda di san Cipirello che ha poi girato l’appalto per la manutenzione della rete fognaria alla Quadrifoglio Group di Partinico, e quello dell’operai sopravvissuto, Domenico Viola, hanno chiesto alla procura che i tecnici dell’ARPA incrementino gli esami con la ricerca di polifenoli, quelli che si producono dalla lavorazione del vino. Insomma controlli che riguardano la vicina cantina Duca di Salaparuta. Non sarà semplice capire cosa effettivamente ci sia stato alla base della tragedia. Gli inquirenti vorrebbero anche capire se per caso, durante le operazioni, sia stata aperta inavvertitamente una paratia che invece sarebbe dovuta rimanere chiusa. Arpa, istituto di medicina legale che ha effettato le autopsie e consulenti della procura avranno 90 giorni di tempo per definire le relazioni. Attualmente sono tre gli indagati: Nicolò Di Salvo, titolare della Quadrifoglio di Partinico, Gaetano Rotolo, direttore dei lavori dell’Amap, e Giovanni Anselmo, amministratore unico della Tek Infrastrutture di San Cipirello.